In nome dei cristiani

Ci sono vescovi che vogliono accogliere islamici prima di aver messo al sicuro i cristiani? Si accertino che tra loro non ci sia qualcuno che nel suo paese i cristiani li ha sgozzati

In nome dei cristiani

Ieri, con un editoriale a firma del direttore Marco Tarquinio, il quotidiano dei vescovi, Avvenire , ha preso le distanze dalla nostra proposta che l'Italia si impegni ad accogliere in primis profughi cristiani. «Non in nome nostro» è il titolo-sentenza all'articolo di Tarquinio. Premesso che non si capisce bene chi ingloba quel «nostro», tranquillizzo il direttore: non pensiamo e scriviamo mai in nome e per conto di altri, ma in proprio; e, quindi, non abbiamo sperato o millantato di parlare a nome dei vescovi italiani. I quali, per la verità, nel loro insieme rappresentano una realtà astratta, come mi ricordò il vescovo Ersilio Tonini il giorno - sono passati trent'anni - che mi nominò capo redattore di Avvenire . «Ricordati - mi disse - che hai 122 editori (tanti erano i vescovi italiani, ndr ) che non la pensano uguale su nulla, a volte pure sull'esistenza di Dio».

Detto questo, l'analisi di Tarquinio parte da un falso, cioè che io abbia sostenuto che si debbano accogliere «solo i profughi cristiani». Ripeto per chiarezza. All'Italia - e mi sembra che su questo non ci siano dubbi da parte di nessuno, neppure di Salvini - toccherà farsi carico di una quota di profughi che fugge da persecuzioni e guerre. Visto che il numero dei richiedenti - tra veri e falsi profughi - sarà sicuramente superiore alla capacità di accoglienza, io mi chiedo: come li scegliamo? La Merkel ha già deciso: i siriani. E noi? Procediamo per ordine alfabetico, per sorteggio, per anzianità di sbarco (impossibile da stabilire visto che non li registriamo)? Io propongo: prima i cristiani, perché sicuramente fuggono da una persecuzione e perché fratelli di fede e cultura, dovessimo anche andare a recuperarli là dove sono nascosti o in pericolo. Semplice, non mi sembra una bestemmia da essere bollata dal giornale dei cattolici con un «non in nostro nome».

Ci sono vescovi che vogliono accogliere islamici prima di aver messo al sicuro tutti i cristiani, sempre nel limite delle nostre possibilità? Si accomodino, ma almeno si accertino che tra loro non ci sia qualcuno che nel suo paese i cristiani li

ha sgozzati e crocefissi in nome di Allah, o abbia anche solo assistito muto e compiaciuto allo scempio. Perché è vero che siamo tutti figli di Dio, ma c'è Dio e Dio. E il nostro è il più caritatevole, non il più stupido.

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