C erti incarichi non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Come quello di Pietro Spirito, appena nominato presidente dell'Autorità portuale del Mar Tirreno centrale che comprende gli scali di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia. Lo hanno scelto di comune accordo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dopo tre anni di commissariamento della struttura. Da dirigente part time dell'Atac, durante la stagione di Ignazio Marino sindaco, Spirito percepiva uno stipendio da 100mila euro all'anno lavorando due giorni a settimana e mantenendo pure la poltrona di numero uno dell'Interporto di Bologna. Di lui l'assessore comunale dell'epoca nonché senatore del Pd Stefano Esposito disse che era «inadeguato e strapagato». Un giudizio che, come vedremo, non ha cambiato.
All'ombra del Vesuvio, dove già ricopre il ruolo di program manager di Invitalia per la bonifica di Bagnoli, Spirito troverà una situazione esplosiva. L'Autorità portuale rischia la bancarotta a causa di un'inchiesta Ue per concorrenza sleale per 144 milioni di euro di finanziamenti andati a vario titolo a otto aziende; una, «Cantieri del Mediterraneo», e altre sette facenti parte della galassia armatoriale di Gianluigi Aponte. Se fosse costretto a restituire i soldi, l'Ente di Piazzale Pisacane resterebbe senza una banconota in cassa. Secondo l'Antitrust, l'Authority avrebbe rinunciato o comunque ritardato l'incasso delle concessioni demaniali per decine di milioni di euro addirittura autorizzando, di fronte all'incalzare della Procura della Corte dei Conti, delle rateizzazioni vietate dalla legge. In pratica, una «esenzione fiscale» mascherata che avrebbe avvantaggiato alcuni operatori economici a danno di altri in regola coi pagamenti. Ma è l'aspetto giudiziario penale quello più preoccupante. Oltre al procedimento della magistratura contabile, è in corso davanti al tribunale partenopeo il processo che vede alla sbarra tra gli altri l'ex presidente dell'Autorità Luciano Dassatti, accusato di essere il regista di una brutta storia di bandi di gara su misura, favori e raccomandazioni, e l'amministratrice della società «La Nuova Meccanica Navale», Anna Ummarino. Un altro paio di fascicoli sarebbero, inoltre, aperti su vicende simili. Nei primi sei mesi del 2016, il traffico dei container nel porto ha segnato una flessione dello 0,8% rispetto al 2015. E per l'anno prossimo le compagnie di navigazione hanno minacciato di tenere al largo del Golfo le grandi navi da crociera riducendo gli accosti da 526 a 376. La città potrebbe perdere 500mila potenziali visitatori. In totale, dal 2008 sono andati in fumo il 20 per cento dei lavoratori diretti e circa 16 milioni di passeggeri. Un disastro.
Contro la designazione del manager di area dem, laureato in Scienze Politiche, si è rifatto sentire nelle ultime ore ancora Esposito. «Lui presenta un curriculum che viene giudicato qualificato ha detto il parlamentare ma io la ritengo una scelta sbagliata perché oltre al curriculum conta la pratica. Poi però in questo Paese esistono delle logiche di filiera».
E ha aggiunto: «Ho parlato personalmente al ministro, invitandolo a una riflessione, lui ha ritenuto di procedere, ha la titolarità delle scelte, ma anche io ho la libertà di esprimere il mio voto contrario in commissione e di cercare di convincere più senatori possibili a votare contro».
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