Tra chi parla di «emergenza razzismo», come Matteo Renzi, e chi definisce l'allarme «sciocchezze», come Matteo Salvini, c'è la realtà raccontata dai numeri. Che rivelano un'Italia dove il trend di aggressioni e di atti discriminatori nei confronti di extracomunitari si mantiene costante di anno in anno. I dieci episodi che si sono susseguiti in pochi giorni hanno sollevato il timore di un razzismo dilagante oltre che un'ondata di accuse al titolare del Viminale, ritenuto il responsabile morale di quel «linguaggio dell'odio» che soffierebbe sul fuoco delle intolleranze. Le indagini dovranno accertare se dietro a tutti gli episodi che si sono verificati ci sia lo stesso denominatore razziale, ma intanto per avere un quadro statistico ci sono i dati raccolti dall'associazione Lunaria.
Si scopre che da gennaio a marzo 2018 i casi di discriminazione sono stati 169, di cui 19 perpetrati con violenze fisiche e 126 con violenze verbali. All'elenco vanno aggiunti ovviamente quelli degli ultimi mesi, compreso quello che si è verificato ieri in Abruzzo. Un senegalese con cittadinanza italiana, da 18 anni nel nostro Paese, è stato respinto con queste parole da un impiegato dell'Asl: «Che vuoi? Vattene. Questo non è l'ufficio del veterinario». Bestialità simili si sono verificate anche nel 2017, quando la stessa Lunaria aveva contato 557 episodi, di cui 45 violenze fisiche. In tutto l'associazione ha calcolato tra il 2015 e il 2017 1.483 casi, ben 5.853 in dieci anni. Eppure, si legge nel rapporto, «oggi il Paese è intriso molto più di sei mesi fa di un veleno nazionalista, xenofobo e razzista che ispira troppo facilmente comportamenti sociali discriminatori e violenti».
L'emergenza razzismo sembra avere però i contorni di un fenomeno «strutturale», seppur con le dovute differenze tra episodi che le statistiche non raccontano. Basti pensare che l'Unar, l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del Consiglio, che raccoglie le segnalazioni dei cittadini non necessariamente di rilevanza penale, nel 2016 ha registrato 1.800 discriminazioni per motivi razziali: una media di cinque al giorno. Fin qui siamo alle segnalazioni, che non sempre coincidono con la sfera penale.
E se non esiste un database aggiornato sui reati di matrice razzista, ci sono i numeri Istat sui cittadini stranieri vittime di delitti nel nostro Paese, senza distinguere tra movente discriminatorio o meno. Il numero in questo caso cresce. Nel 2016, per esempio, le aggressioni con lesioni dolose ai danni di extracomunitari sono state addirittura 12.437, quelle con percosse, 2.472. Meno, comunque, dell'anno precedente, quando le denunce per lesioni erano state mille di più e 500 di più per percosse. Per restringere il campo al razzismo invece, c'è Oscad, l'osservatorio del dipartimento di pubblica sicurezza, che ha preso in considerazione il periodo che va dal 2010 al 2017 e gli atti discriminatori che costituiscono un reato: dei mille accertati, 622 sono di stampo razzista.
L'Unchr, l'agenzia delle nazioni unite per i rifugiati, ieri ha rilanciato la «preoccupazione» di fronte a una «escalation di violenza indiscriminata, che proprio in quanto tale, mostra un'allarmante matrice razziale». Stessi dubbi espressi anche da Cei e comunità ebraica romana.
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