New York è diventata l'emblema del fallimento della politica radical chic. E i risultati del sindaco Bill De Blasio, che ha delegittimato l'intero corpo di polizia prendendone le distanze per il caso Eric Garner, il cittadino di colore ucciso da un agente, si vedono. D'altronde, che la sinistra, non solo italiana, abbia poco rispetto per le divise è un dato assodato, ma ciò che preoccupa è la pericolosa deriva e gli effetti devastanti che suscitano certe decisioni. Nella Grande Mela due poliziotti sono stati assassinati dal «vendicatore» afroamericano, spingendo l'intero New York Police Department a voltare le spalle al primo cittadino. L'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani ha definito «eccessiva» la reazione della polizia nei confronti di De Blasio, ma non ha risparmiato critiche all'attuale sindaco. «Credo che De Blasio dovrebbe ammettere che alcune delle sue politiche sono sbagliate», ha detto ieri Giuliani.
L'eccesso di «politicamente corretto», come vediamo ogni giorno anche in Europa, genera mostri. Certo, non ci aspettiamo la «tolleranza zero», ma a guardare il recente passato vengono i brividi, soprattutto per l'ottuso buonismo che ha contraddistinto i radical chic, non solo per il mancato rispetto delle divise. A cominciare dalle vignette su Maometto pubblicate nel 2005 dal quotidiano danese Jylland Posten , poi riprese dal norvegese Magazinet e dal settimanale francese Charlie Hebdo . Le iniziative satiriche hanno scatenato le rivolte nei Paesi islamici, con minacce di morte ai cittadini danesi, norvegesi e francesi. Questo ha spinto il governo danese, d'accordo con la Lega Araba, a diffondere una lettera di condanna contro «tutte le azioni volte a demonizzare alcuni gruppi in virtù del credo e dell'appartenenza etnica». E, poco dopo, tutti i direttori (a parte quello di Charlie Hebdo ) si sono scusati per l'offesa recata.
Non possiamo poi dimenticare il caso del regista Theo van Gogh, assassinato per aver girato un film, Submission , sulla condizione della donna nel mondo islamico. Un immigrato marocchino gli ha sparato otto colpi pistola e gli ha tagliato la gola nel centro di Amsterdam per eseguire la fatwa. Il caso ha fatto scalpore, ma tutti hanno teso a minimizzare, tanto che il sindaco di Amsterdam ha fatto cancellare un dipinto dell'artista Chris Ripke, sul muro esterno del proprio studio, che ricordava l'assassinio e ha fatto arrestare chi protestava contro la sua decisione.
Ma la saga del politicamente corretto dei radical chic è lunga. A fine 2006 è stata cancellata dall'Opera di Berlino l' Idomeneo di Mozart perché offendeva l'islam. L'opera prevedeva una scena in cui si vedevano le teste decapitate di Maometto, Gesù, Buddha e del Dio greco Poseidone. Un atteggiamento che sfiora il ridicolo. Come accade ogni Natale, quando la creatività raggiunge vette inimmaginabili, come all'aeroporto parigino di Roissy, dove la scritta «Buon Natale» è stata sostituita da «buone feste». Oppure com'è successo a Londra, dove tre aziende su quattro hanno abolito i party natalizi e le scuole hanno suggerito in una circolare agli insegnanti di non incoraggiare gli allievi a scambiarsi i biglietti e le cartoline con gli auguri di Natale, temendo di essere citate in tribunale per discriminazione religiosa.
L'episodio più assurdo, però, è quello che ha visto protagonista la Commissione europea, che dal 2010 ha stabilito che il Natale non esiste, cancellandolo dal calendario. Nei diari che ogni anno dona agli studenti (oltre 3 milioni di copie), infatti, è stata cancellata la festività religiosa.
Tutto questo «buonismo» che cosa ci ha portato? A distendere i rapporti con le
comunità islamiche di casa nostra? Tutt'altro. Basta guardare la cronaca di questi anni, con gli attentati nelle capitali europee e con l'arruolamento di combattenti per la jihad tra i nostri vicini di casa. Complimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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