Non ci sarà nessuna condanna agli arresti domiciliari per il maghrebino violento che ha picchiato gli agenti perchè senza residenza

Non ci sarà nessuna condanna agli arresti domiciliari per il maghrebino

Non ci sarà nessuna condanna agli arresti domiciliari per il maghrebino violento che ha picchiato gli agenti perchè senza residenza

Ha aggredito un vigile urbano con una spranga di ferro, ma - fermato e portato davanti al giudice - è stato rimesso in libertà, perché vivendo in una casa occupata senza residenza non può avere gli arresti domiciliari. Se a compiere il gesto fosse stato un cittadino in regola, magari italiano, sarebbe finito ai domiciliari. Essendo un venditore abusivo, invece, l'uomo è libero di tornare in strada a smerciare prodotti contraffatti sotto gli occhi di turisti e agenti della polizia municipale sempre meno motivati a intervenire. È un paradosso che sta alimentando una valanga di polemiche, quello avvenuto a Firenze nei giorni scorsi. Una vicenda che insieme all'indignazione popolare ha sollevato le ire sia del cardinale Giuseppe Betori sia del sindaco Dario Nardella. Tutto ha inizio lunedì pomeriggio, a pochi passi da Ponte Vecchio, quando il venditore abusivo nordafricano viene «pizzicato» da una pattuglia della polizia municipale a vendere ai turisti poster e prodotti contraffatti: l'uomo scappa per evitare i controlli ma poco dopo torna sui suoi passi con una spranga di ferro lunga 60 centimetri e pesante oltre un chilo, aggredendo il vigile urbano sotto gli occhi di centinaia di turisti prima di essere inseguito e arrestato. Due agenti sono rimasti feriti. Come di prassi, l'ambulante marocchino - con regolare permesso di soggiorno, in scadenza a dicembre - è stato portato in tribunale: l'accusa iniziale di tentato omicidio è stata derubricata in resistenza a pubblico ufficiale, e dovrà risponderne il 9 luglio. Nel frattempo il maghrebino, che ha precedenti per violenza e profanazione di tombe, è però tornato in libertà con il solo obbligo di firma in questura. Il motivo? È presto detto: dal momento che l'uomo vive in una casa occupata e non ha una residenza fissa, non è stato possibile notificargli gli arresti domiciliari che erano stati richiesti dal giudice che ha convalidato l'arresto, il pm Angela Pietroiusti. E così, 48 ore dopo i fatti, il marocchino è tornato alla sua occupazione abituale e negli stessi posti in cui è stato fermato a vendere poster e stampe nel cuore di Firenze.

La vicenda è stata amplificata dai social network, moltiplicando lo sdegno e l'indignazione di tutta la città: non solo dei sindacati di categoria, che denunciano di avere le armi spuntate contro questo genere di criminalità e in una lettera aperta chiedono maggiori tutele confermando lo sciopero del 28 giugno, ma anche del mondo della politica e delle istituzioni. Il sindaco Nardella è stato visto furibondo in Palazzo Vecchio, anche perché questo episodio è l'ennesimo caso di degrado in pochi giorni che coinvolge il centro storico cittadino con buona pace dell'amministrazione comunale. Sotto la gestione del successore di Matteo Renzi si orina e si defeca per strada, la gente sale sui monumenti e in qualche caso c'è chi danneggia le opere d'arte salendoci a cavalcioni. La decisione del Comune di procedere a un giro di vite sul decoro ricorrendo al massiccio impegno di agenti della municipale, sia in borghese che in divisa, non va giù agli agenti della municipale che lamentano di avere le mani legate e portano ad esempio l'ultimo caso di aggressione a un loro collega. La situazione è tutt'altro che sotto controllo e la cosa preoccupa parecchio anche il mondo ecclesiastico, dal momento che a novembre Firenze ospiterà la visita di Papa Francesco: «Bisogna prepararsi a questa visita - ha commentato il cardinale Giuseppe Betori - ristabilendo la dignità e la sicurezza dei luoghi, attraverso un'efficace azione di contrasto al degrado. Firenze non può essere trattata come uno spazio in cui ognuno ha il diritto di trasgredire, danneggiare ed esprimersi in maniera indegna». Anche il prefetto uscente Luigi Varratta alza bandiera bianca: «Questi problemi ci saranno sempre - ha ammesso - a meno che il legislatore non ci dia una mano, perché ci sono persone che vengono qui a fare ciò che non possono fare a casa loro».

Alle parole del porporato e del prefetto hanno fatto eco quelle di tutto il mondo politico fiorentino compatto. «Se il maghrebino arrestato è stato liberato perché non ha la residenza - ha aggiunto il consigliere comunale Francesco Torselli (FdI) - diamogliela noi, ma al carcere di Sollicciano».

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