"Non possiamo più deludere chi è battezzato come noi"

La deputata: "Anche il nostro Paese si è svegliato tardi e non ha difeso i cristiani con la dovuta energia"

"Non possiamo più deludere chi è battezzato come noi"

RomaPaola Binetti, Area Popolare, ha insistentemente chiesto al governo di assicurare protezione ai perseguitati per motivi religiosi, invitandolo anche a condizionare l'eventuale aiuto ai paesi disagiati al rispetto della libertà di religione.

Onorevole Binetti l'Italia e l'Europa stanno facendo abbastanza per i cristiani perseguitati?

«No. Non li difendiamo abbastanza. Ci siamo mossi tardi di fronte ad un esodo biblico. Soltanto quando quel fiume di persone è arrivato dentro casa nostra ci siamo svegliati, decisamente troppo tardi».

Per quale motivo? Esiste una sorta di complesso di inferiorità? Il timore di non essere abbastanza politically correct che ha di fatto portato a sottovalutare se non ad ignorare le persecuzioni verso i cristiani in quelle terre, concentrando l'attenzione invece solo sul rischio di discriminare gli islamici moderati?

«É peculiarità del cristiano difendere tutti e non fare differenze. Il primo passo per l'evangelizzazione è l'aiuto dell'altro che attraverso la conoscenza dei nostri valori si apre alla possibilità della conversione. Noi non escludiamo nessuno. Anzi, il cristiano è disposto ad offire la propria vita per l'altro non ci sono complessi di inferiorità o timori politici ma l'essenza stessa dell'essere cristiano».

Ma se l'altro non vuole il confronto ma la resa e la sottomissione senza alternative?

«Certo non è possibile il dialogo con chi taglia le teste. Ed è vero che stiamo correndo il rischio gravissimo di perdere la Siria , quella che è stata la culla del primo cristianesimo con le predicazioni di San Paolo sulla via di Damasco. Proprio la Siria che per secoli è stato il simbolo della convivenza pacifica tra le Chiese e un fondamentale crocevia del dialogo interreligioso».

E possibile pensare ad un cammino facilitato per i cristiani in fuga verso l'Italia?

«Certamente non dobbiamo deludere chi bussa alla nostra porta e arriva qui con il certificato di battesimo. Il cristiano in Italia può e deve sentirsi a casa propria perchè condividiamo gli stessi valori. Accogliere, integrare certo. Ma anche ricreare le condizioni perchè queste famiglie possano poi tornare a casa loro. L'obiettivo è il ritorno nella loro terra una volta liberata dalla violenza».

Pensa che il Papa dovrebbe intervenire in questo senso?

«Il Santo Padre è già stato molto chiaro. La Chiesa ha un cuore universale e l'accoglienza cristiana non può avere limiti. É ovvio che quando Papa Francesco invita le parrocchie ad “adottare“ una famiglia di profughi è sicuramente una famiglia cristiana a potersi sentire a casa propria in parrocchia perchè condivide le nostre tradizioni ed i nostri valori, anche le nostre abitudini quotidiane. Il Papa difende la vita di tutti ma è il cristiano che si sente a casa sua nelle nostre parrocchie».

Angela Merkel ha garantito che assicurerà l'accoglienza dei siriani.

«Francamente sospetto che lo abbia fatto perchè sa bene che tra i siriani una quota significativa è rappresentata proprio dai cristiani. In Siria la situazione è degenerata con la persecuzione dei cristiani. Era proprio la presenza cristiana a favorire il dialogo con l'islam moderato quando questo equilibrio si è rotto e sono cominciate le persecuzioni la situazione è precipitata nella violenza».

Se la Germania “sceglie“ chi accogliere è ipotizzabile che anche l'Italia possa decidere di dare la precedenza a chi professa una fede cristiana?

«Non può esserci un'accoglienza ad excludendum . Noi accogliamo tutti, a nessuno si può negare il primo soccorso. Una cosa mi sento di escludere: l'islamizzazione dell'Italia, non è un rischio che possiamo correre. Certamente ad esempio se cerco una badante per una persona anziana attraverso la parrocchia ho diritto di chiedere che sia cristiana per condividere quei valori sui quali è imperniata la mia quotidianità.Non vedo che cosa ci sia di sbagliato. Proprio nelle parrocchia si creano mille iniziative di solidarietà che alla base hanno questa condivisione .

Anzi spero proprio che questi cristiani che vengono qui anche in nome di una fede comune non siano delusi da una società che ostenta una laicizzazione esasperata mentre da parte loro c'è la volonta di ritrovare quei valori della fede per i quali sono stati perseguitati in casa loro».

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