Non sono gli italiani a doversi discolpare per questa foto

Davanti a quella foto è inevitabile provare dolore, sbagliato provare senso di colpa. Ma i buonisti fingono di non vedere che i veri fresponsabili sono i jihadisti ed Erdogan

Non sono gli italiani a doversi discolpare per questa foto

Adesso basta. L'immagine di quel corpicino abbandonato sul bagnasciuga di Bodrum e sbattuto in prima pagina dal Manifesto ed altri quotidiani non è né informazione, né compassione. È puro e spregiudicato cinismo usato dai buonisti di professione per piegare le nostre coscienze, spegnere la razionalità a colpi di sensazionalismo e alimentare i sensi di colpa di un'opinione pubblica smarrita e disinformata. Immaginate cosa sarebbe successo se sopra quella foto ci fossero state le testate de Il Giornale o di Libero . Verremmo accusati di sciacallaggio o di giocare con le vite dei bimbi.

Ma il punto non sono le schermaglie da bassa macelleria mediatica agitate da una parte della politica italiana. Il punto vero è ribadire un concetto basilare. Quell'immagine può commuovere e turbare, ma non deve generare falsi sensi di colpa. I boia di quel bimbo, nonostante la conclamata inettitudine di Bruxelles e dei nostri governi, non siamo noi europei. Il vero responsabile di quell'ignominia è la Turchia del presidente Recep Tayyp Erdogan. Se la Turchia di Erdogan e della Fratellanza musulmana non avesse alimentato la guerra in Siria, appoggiando Al Qaida, Stato islamico e formazioni jihadiste, quel bimbo e i suoi genitori non avrebbero abbandonato la propria terra. E non sarebbero caduti nelle mani dei trafficanti di esseri umani se il presidente turco non avesse deciso di sbarazzarsi di due milioni di profughi siriani. Due milioni di profughi utilizzati per quattro anni come comodo bacino di reclutamento per le formazioni jihadiste, ma diventati ultimamente un fastidio insostenibile per l'opinione pubblica turca e per un presidente afflitto da inattese perdite di consensi elettorali.

Per questo all'inizio dell'anno Erdogan e i suoi hanno delegato ai trafficanti di uomini il trasferimento dei rifugiati verso le spiagge di Bodrum e la costa greca. Non a caso nei primi sei mesi di quest'anno, quando è iniziata la sistematica operazione di smaltimento, il numero dei profughi transitati dalla Turchia in Grecia è aumentato del 750 per cento passando da circa 16mila a oltre 125mila. Cifre incredibili per un Paese efficientissimo nel non far passare uno spillo quando si tratta di bloccare gli aiuti alle città curde di frontiera assediate dallo Stato islamico. Certo in tutto questo l'inettitudine dell'Europa è evidente. La Turchia non è la Libia. Se Bruxelles fosse una reale entità politica potrebbe facilmente imporre uno stop ad Ankara o, addirittura, andare a selezionare i profughi meritevoli di accoglienza direttamente sul bagnasciuga turco. Ma tra inettitudine e favoreggiamento c'è una grossa differenza.

Per questo chi usa l'immagine di quel bimbo per alimentare falsi sensi di colpa si comporta alla stessa stregua degli utili idioti di leniniana memoria. E regala un'inattesa sponda al peggior cinismo di Erdogan che ieri ha colto al volo la palla regalatagli dal buonismo europeo per assolvere se stesso e accusare l'Europa di trasformare «il Mediterraneo in una tomba».

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