Alla stretta finale il centrodestra ci arriva sul filo. Con un sofferto vertice che va avanti fino a tarda sera e si conclude con un duro braccio di ferro tra la Lega e Forza Italia. La prima, per bocca soprattutto di Giancarlo Giorgetti, chiede a Silvio Berlusconi di considerare l'ipotesi di un passo di lato per far nascere un esecutivo a trazione Lega e Cinque stelle, con gli azzurri che ne farebbero parte ma solo con un ruolo di second'ordine. Scenario questo che non trova d'accordo il leader di Forza Italia, convinto sì della necessità di dare un esecutivo al Paese ma non a costo di farsi mettere politicamente in un angolo. Una discussione lunga e complessa, dove si valuta anche lo scenario di un esecutivo con tecnici d'area, anche se sullo sfondo il tema resta l'incomprensione tra Matteo Salvini - cha manda avanti Giorgetti - e il Cavaliere.
Una giornata complessa quella di ieri. Con Matteo Salvini che mantiene le carte coperte per tutta la giornata (scatenando la consueta ridda di voci e ipotesi spesso in contrasto l'una con l'altra), mentre Forza Italia oppone subito un «no» molto netto alla «novità» messa in campo da Luigi Di Maio («io non faccio il premier, ma Forza Italia resta fuori dai giochi», è in sintesi la posizione del capo politico del Movimento Cinquestelle). Il leader del Carroccio evita battute o dichiarazioni ufficiali. Fa soltanto filtrare un apprezzamento di massima per il passo indietro del capo politico del Movimento Cinquestelle che rinuncia alla personalizzazione della questione governativa. Con una postilla importante: se non fosse possibile la creazione di un «governo politico», per la Lega la strada da percorrere sarebbe quella del voto, senza subordinate. Su questo punto la simmetria con la posizione dei pentastellati schierati a favore di un ritorno alle urne in caso di stallo senza alcuna apertura a possibili esecutivi del presidente, è perfetta.
Questa volontà di dire no a un governo tecnico, Salvini la comunica anche a Berlusconi, viaggiando con lui da Milano a Roma insieme al suo vice Giancarlo Giorgetti, entrambi ospiti dell'aereo privato del presidente di Forza Italia. I tre si dirigono poi insieme verso Palazzo Grazioli dove, attorno alle 20 e 30, inizia il vertice di coalizione insieme con la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Con i leader ci sono anche Antonio Tajani per Forza Italia, Giorgetti per la Lega e Ignazio La Russa per Fratelli d'Italia. Un summit mirato a costruire una posizione comune in vista dell'appuntamento di oggi al Quirinale, anche se le tensioni della serata consigliano cautela, così il vertice viene aggiornato a questa mattina.
D'altra parte, se non ci fosse la possibilità di stringere un qualsivoglia accordo e il veto sul governo del presidente si confermasse insuperabile, a quel punto tutto potrebbe accadere. Perfino una improvvisa accelerazione per accorpare il ritorno alle urne con il ballottaggio delle Amministrative previsto per il 24 giugno.
Un'ipotesi estrema e improbabile, ma che i parlamentari del centrodestra non escludono del tutto soprattutto se davvero lo stallo non offrisse davvero alcuna via d'uscita e Lega e Cinquestelle si schierassero compatti a favore del ritorno rapido al voto. La terza tornata di consultazioni quirinalizie diventa, dunque, decisiva per disinnescare la minaccia delle urne ed evitare nuove elezioni a cento giorni da quelle del 4 marzo.
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