La nuova via della Seta passa dall'Artico

La frontiera è aprire una rotta marittima al Polo Nord. Ricco di giacimenti

La nuova via della Seta passa dall'Artico

I porti di Trieste e Genova sono piccole pedine del grande Risiko cinese, che prevede una variante della nuova via della seta attraverso l'Artico poco conosciuta, ma strategica. Un progetto che punta allo sfruttamento del forziere energetico del futuro e alla nascita di una nuova rotta marittima. La «via della seta polare» è uno dei piani di battaglia cinese per l'egemonia globale. I mandarini comunisti vogliono aprire una nuova rotta marittima attraverso il Polo Nord, che va da dall'hub cinese di Dalian a Rotterdam, porto rivale numero uno in Europa degli scali italiani dove i cinesi investiranno.

Non si tratta solo di un ambizioso piano commerciale, che taglierebbe del 20-30% costi e tempi di navigazione per le navi mercantili verso l'Europa oggi costrette a transitare dal canale di Suez. L'obiettivo parallelo di Pechino è partecipare al controllo e sfruttamento delle risorse artiche: un forziere con 35 trilioni di dollari di petrolio e gas. E non ci sono solo risorse energetiche, ma ricchezze minerarie inesplorate di diamanti, oro, argento, titanio e uranio.

Nella «guerra» dei ghiacci i cinesi si sono alleati con i russi in funzione anti americana. La strategia di Pechino è stata lanciata nel gennaio 2018 con un documento intitolato «La via della seta polare» che ribadisce «il diritto a navigare, sorvolare, eseguire ricerche scientifiche, predisporre cavi di comunicazione sottomarini e oleodotti nell'oceano Artico». La scorsa estate una missione cinese ha circumnavigato per la prima volta il Polo Nord raggiungendo l'America settentrionale. «L'utilizzo delle rotte marittime, l'esplorazione e lo sviluppo delle risorse dell'Artico - si legge nell'ambizioso piano di Pechino - avranno un grande impatto sulla strategia energetica ed economica della Cina». Lo scioglimento dei ghiacci aumenterà sempre più il numero di giorni navigabili lungo la rotta dell'Artico. Fra il 2030 e 2040 si prevede un importante traffico polare mercantile diretto verso i porti del Nord Europa, che prosciugherà quelli italiani. A fine estate le navi Eduard Toll e Vladimir Rusanov, con 172mila tonnellate di gas ciascuna hanno navigato per la prima volta senza rompighiaccio lungo «la via della seta polare» dal porto russo di Sabetta a quello cinese di Rudong. Non è un caso che i cinesi abbiano investito 12 miliardi di dollari nel progetto Yamal, il grande terminal del gas di Mosca a Sabetta, che nel 2021 avrà una capacità produttiva di 16,5 milioni di tonnellate all'anno.

I cinesi stanno varando nuovi rompighiaccio, anche nucleari e il 4 dicembre ha preso il mare la Boris Sokolov, prima nave cisterna per le rotte artiche.

Non solo: la ritirata dei ghiacci provocata dal riscaldamento globale oltre ad aprire nuove rotte marittime verso l'Europa e il continente americano permetterà di individuare e sfruttare i preziosi giacimenti dell'Artico, che si stima siano un quarto di quelli mondiali. FBil

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