In un paio d'anni si sono moltiplicati e oggi se ne contano più di tremila in tutto il Paese. Armati solo di smartphone con Facebook e Whatsapp, dove corrono istantaneamente segnalazioni e immagini di un'auto sospetta, l'identikit di una faccia mai vista, la denuncia di un presunto appostamento, di un finto operatore della luce o del gas pronto a raggirare qualche anziano.
C'erano una volta le ronde padane di Voghera, le guardie leghiste, gli sceriffi notturni indagati e i cortei anticrimine del Carroccio che finivano nei fascicoli dei magistrati. Oggi ci sono i «comitati di controllo del vicinato», benedetti da destra e da sinistra nella penuria di personale e di risorse che non garantiscono la sicurezza pubblica: solo in Lombardia sono nate 734 squadre, 234 in Emilia Romagna, 164 in Veneto, 68 in Piemonte, 50 nelle Marche, 43 nel Lazio, 11 in Liguria, 10 in Toscana. Hanno un logo ufficiale, un bollino giallo che le rende riconoscibili e che viene replicato nei cartelli appesi fuori dalle abitazioni come deterrente: «Attenzione, qui è attivo il controllo di vicinato». Come si fa con la vigilanza privata e i sistemi antifurto. E in effetti gli oltre seimila volontari che compongono i comitati dei vicini hanno seguito un corso di formazione che li ha addestrati a fare da sentinelle con gli occhi sempre attenti e il cellulare acceso. Sono oltre 300 i comuni, da Castelfranco Emilia, a Carpi, fino a Mira, nel veneziano, in cui i residenti si sono fatti vigilanti e si proteggono da soli dalla piccola criminalità che dilaga nella profonda provincia italiana.
Frazioni da poche centinaia di abitanti, piccoli comuni, quartieri, isolati e gruppi di caseggiati nelle campagne della Brianza o sulle colline delle Marche. Luoghi sospesi dove la criminalità lontana dalle metropoli si fa più violenta, con bande che assaltano ville e villette e dove rapinatori armati senza scrupoli sono capaci di uccidere per un gioiello. Famiglie e anziani cercano di difendersi da sé: ognuno ha il compito di controllare l'area intorno alla propria abitazione e nella maggior parte dei casi l'auto organizzazione contro furti, graffiti, scippi, vandalismi, truffe, è diventata un protocollo ufficiale sottoscritto con le forze dell'ordine e polizia locale. Che funziona. Le segnalazioni corrono via social, con gruppi certificati che comunicano qualsiasi anomalia prima dell'intervento della polizia. A Treviso, invece, come a Belluno, sono gli stessi vigili urbani a far parte delle chat Whatsapp da cui verificano istantaneamente le segnalazioni.
«La collaborazione tra vicini è fondamentale - spiega l'associazione Controllo del Vicinato - perché si instauri un clima di sicurezza percepito da tutti i residenti e dalle fasce più deboli. La certezza che al suono di un allarme, a un'invocazione di aiuto ci sarà un tempestivo intervento del vicinato fa sì che ci si senta maggiormente protetti». Quando non lo si è dallo Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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