Nuovo attacco a Berlusconi Processo alla «generosità»

Il leader di Fi a giudizio per il terzo filone del caso Ruby Ha dato soldi alle ragazze per aiutarle e lo ha ammesso

Nuovo attacco a Berlusconi Processo alla «generosità»

Chissà se la Procura della Repubblica di Milano farà in tempo a impedire che Silvio Berlusconi ritorni in politica. Ad una manciata di giorni dall'annuncio della Corte dei diritti dell'uomo, che entro l'anno si pronuncerà sul ricorso del Cavaliere contro la sua decadenza da parlamentare, dagli uffici giudiziari del capoluogo lombardo arriva un uno-due che potrebbe tenere alla larga l'ex premier dalle cariche di governo anche se il suo ricorso a Strasburgo dovesse venire accolto. Nel giro di tre giorni, la Procura milanese riapre in grande stile le ostilità sul fronte del caso Ruby, ovvero i rapporti tra Berlusconi e le ragazze che partecipavano alle feste serali nella sua casa di Arcore: caso già sgonfiato, nei suo temi principali, dalla sentenza definitiva di assoluzione di Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile, ma che ha visto i pm milanesi mai domi nel dare la caccia alle colpe che il leader di Forza Italia avrebbe inanellato per mettere a tacere le ragazze, comprando a suon di milioni le loro testimonianza su quanto accadeva nelle serate di Villa San Martino.

Ieri, accogliendo la richiesta dei pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, il giudice preliminare Carlo Ottone De Marchi rinvia Berlusconi a giudizio per corruzione in atti giudiziari: il processo inizierà il prossimo 5 aprile, e vedrà il Cavaliere accusato di avere dispensato oltre dieci milioni a Kharima el Mahroug e ad altre otto ragazze. Soldi che Berlusconi ha sempre ammesso e anzi rivendicato, spiegando come si trattasse di aiuti umanitari a ragazze che avevano avuto carriera e reputazione rovinate dall'essere state sue amiche. «Si processa il reato di generosità», è il commento di Federico Cecconi, l'avvocato che difende l'imputato insieme al collega Franco Coppi.

A rendere tutto più complicato, c'è che l'ordinanza di ieri arriva ad appena 48 ore di distanza da un altro segnale pesante: l'iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati, sempre con l'accusa di corruzione giudiziaria, in un nuovo filone Ruby (il quarto!), relativo agli aiuti che anche nei mesi scorsi avrebbe versato a quattro ex Olgettine. Si tratta, casualmente, delle stesse fanciulle (Elisa Toti, Aris Espinosa, Miriam Loddo e Giovanna Rigato) il cui fascicolo era finito davanti ad altri tribunali sparsi nella Penisola: ora i magistrati milanesi puntano a reimpadronirsi anche di quei casi, evitando il rischio che altrove qualche collega poco attento coltivi senza la necessaria efficienza il troncone affidatogli.

Di fatto, Berlusconi si trova nella situazione - a suo modo paradossale - di rischiare una condanna più pesante in questo processo di quella che gli venne inflitta in primo grado nel caso Ruby, sette anni poi cancellati in appello e in Cassazione: e questo quando è ormai assodato che durante le sue feste non accadeva nulla di illecito, e quindi eventuali bugie dette dalle partecipanti alle cene non hanno coperto alcun reato.

È ben vero che i pagamenti alle ragazze sono effettivamente avvenuti (anche se dei sette milioni che sarebbero andati a Ruby c'è traccia solo in piccola parte, e peraltro la giovane marocchina iniziò a scagionare Berlusconi, secondo la stessa ricostruzione della Procura, in modo del tutto spontaneo), e che l'azione penale in casi di questo genere è obbligatoria: ma nelle intercettazioni realizzate dai pm, soprattutto negli ultimi tempi, le telefonate di alcune ragazze somigliano più a tentativi di estorsione che a richieste di aiuto.

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