"Obbligo di vaccini dannoso". Arriva il gran rifiuto del Veneto

Zaia: "Da noi non serve". E ricorre alla Consulta. Critiche da Burioni. Altre Regioni pronte alla rivolta

"Obbligo di vaccini dannoso". Arriva il gran rifiuto del Veneto

Roma - «Sì alle vaccinazioni no alla coercizione». Luca Zaia contro Beatrice Lorenzin. Il Veneto porta davanti alla Corte Costituzionale il decreto del governo che impone l'obbligo della profilassi per la frequenza scolastica.

Non c'è dubbio che per il governatore del Veneto il ricorso alla Consulta sia l'occasione per riaffermare l'autonomia delle regioni in merito alle decisioni sanitarie. Non può né deve essere il ministro Lorenzin, ovvero il governo, a disciplinare le modalità di vaccinazione dei veneti. «Non siamo contro i vaccini, nè intendiamo metterne in discussione la validità scientifica ma siamo contrari alle modalità coercitive -attacca Zaia- Le preoccupazioni delle mamme e dei papà son legittime ed è nostro dovere chiarire i loro dubbi non rispondere con l'imposizione dell'obbligo e le multe. Mi auguro che il Parlamento, modifiche il decreto ma in caso contrario, la Regione Veneto impugnerà anche la legge». Zaia ricorda che in Veneto l'obbligo è stato abolito nel 2007 e da allora sono state sufficienti le raccomandazioni dei medici per ottenere la copertura del 92,6 per cento per l'esavalente per i nati nel 2016. Insomma per Zaia «il modello veneto funziona» mentre non ci sono neppure i tempi tecnici per attuare le direttive del decreto sulel vaccinazioni. E anche la Liguria si dice pronta a seguire le orme di Zaia sulla strada della ribellione.

Ma per le istituzioni sanitarie il modello veneto non funione affatto. Il primo ad attaccare Zaia è il paladino dei vaccini il professore Roberto Burioni che paragona il governatore all' «allenatore di una squadra di calcio che ha appena perso la finale di Champions Cup per dieci a zero e si vanta del risultato». Burioni infatti fa notare che in Veneto da gennaio «sono stati registrati 200 casi di morbillo mentre in Svezia, dove l'obbligo non c'è perché tutti si vaccinano spontaneamente e la copertura è al 97 per cento, i casi sono stati 12, e gli abitanti sono il doppio rispetto al Veneto. Se la copertura in Veneto fosse stata sufficiente, i casi sarebbero stati zero».

Anche Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità osserva che in Veneto l'abolizione dell'obbligo non ha funzionato visto che «non è riuscito a impedire un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni obbligatorie, che è infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale». Non solo anche se la copertura di vaccinazioni raccomandate come morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi due punti rispetto al resto d'Italia, prosegue Ricciardi «resta comunque inferiore al 95 per cento livello critico necessario per il raggiungimento dell'eliminazione del morbillo».

E questo accade proprio in una regione, sottolinea Ricciardi «dove c'è un'offerta vaccinale ampia e gratuita e dove c'è una particolare attenzione alla comunicazione e promozione della vaccinazione».

E da oggi sarà attivo il numero di pubblica utilità 1500 del ministero. Medici ed esperti rispenderanno ai dubbi dei cittadini sui vaccini obbligatori.

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