Ma oggi De Gaulle potrebbe denunciare l'invasione islamica?

Nel 1959 metteva in guardia dalla perdita di identità nazionale, dicendo: "Chi crede all'integrazione ha il cervello di un colibrì". Era anche lui un razzista?

Ma oggi De Gaulle potrebbe denunciare l'invasione islamica?

«È un bene che ci siano francesi gialli, francesi neri e francesi marrone. È la dimostrazione che la Francia è aperta a tutte le razze e che ha una vocazione universale. Ma a condizione che essi restino una piccola minoranza. Altrimenti la Francia non sarà più la Francia».

Lo diceva, profetico, ma di fatto inascoltato, un uomo che conosceva e amava e difendeva la Francia come pochi altri. Charles de Gaulle, il quale così parlava il 5 marzo 1959, pochi mesi dopo essere stato nominato Presidente della Quinta Repubblica, rispondendo alle sollecitazioni multiculturaliste degli engagés : «Noi siamo comunque prima di tutto un popolo europeo di razza bianca, di cultura greca e latina e di religione cristiana. Che non ci raccontino delle storie! I musulmani, voi siete stati a vederli? Voi li avete visti con i loro turbanti e le loro djellaba ? Vedete bene che non sono dei francesi!». E subito dopo: «Coloro che spingono verso l'integrazione hanno un cervello da colibrì. Cercate di integrare l'olio con l'aceto. Agitate la bottiglia. Dopo un secondo, si separano di nuovo. Gli arabi sono gli arabi e i francesi sono i francesi».

Quando de Gaulle pronunciava queste parole, alla fine degli anni Cinquanta, un quartiere di Parigi come Belleville, a esempio, iniziava a vedere l'arrivo massiccio degli immigrati dell'Africa del Nord. Oggi a Belleville, un territorio di frontiera a foltissima componente maghrebina, cominciano le banlieues francesi dell'Islam. E la Francia, fra Parigi, Lione, Marsiglia, Lilla e Strasburgo, ha la più grande popolazione musulmana d'Europa, 5-6 milioni, e 2100 luoghi di culto. Si chiedeva, de Gaulle: «Voi credete che la popolazione francese possa assorbire 10 milioni di musulmani, che domani saranno 20 e dopodomani 40? Se noi facessimo l'integrazione, se tutti gli arabi e i berberi d'Algeria fossero considerati come dei francesi, come impediremmo loro di venire a installarsi nelle metropoli, dato che il livello di vita è molto più elevato? Il mio comune non si chiamerebbe più Colombey-les-Deux-Eglises ma Colombey-les-Deux-Mosquées».

La domanda non è se de Gaulle avesse ragione (la risposta è sì), ma (e la risposta è no, in entrambi i casi), se - primo - esiste oggi un politico che possa sostenere un

discorso del genere, senza essere mediaticamente decapitato. E - secondo - se lo stesso de Gaulle, non un Sarkozy o un Hollande qualsiasi, potrebbe ripetere, oggi , quelle parole. Almeno, non potrebbero accusarlo di fascismo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica