Roma È la zona grigia del terrore. L'area preoccupante dei collaborazionisti, di chi non partecipa armi in mano ma tifa per la guerra santa e fornisce logistica e copertura. La Ue ha un grosso problema interno. Non bastassero gli attentati compiuti nel cuore dell'Europa da cittadini europei che hanno scelto il terrorismo nel nome della Jihad, a scorrere i sondaggi nei Paesi del Vecchio continente dove le comunità islamiche sono numericamente più consistenti, emerge che l'indulgenza verso l'Isis e la «guerra santa» contro gli infedeli non sono merce così rara.
E la radicalizzazione trova dunque un terreno già fertile anche in terra europea.I musulmani che vivono lontano dall'Europa si sono spesso schierati in modo poco moderato nei confronti del terrorismo di stampo fondamentalista. Un sondaggio di Al Jazeera, meno di un anno fa, sul sostegno «popolare» verso la campagna militare dell'Isis in Siria e Iraq, mostrò come l'81 per cento del campione fosse favorevole al Califfato. Ma anche le percentuali europee toccano punte inaspettate.A novembre del 2014, per esempio, due mesi prima dell'attacco a Charlie Hebdo che ha inaugurato la stagione degli attentati nel cuore dell'Europa, da un sondaggio della olandese «Motivaction» su un campione di giovani turco-olandesi (sono circa 400-500mila i turchi che vivono nei Paesi Bassi), vennero fuori risultati sorprendenti. L'80 per cento degli intervistati disse di non vedere «nulla di male» nella jihad contro i miscredenti. Il 50 per cento appoggiava apertamente l'eventuale partecipazione di musulmani d'Olanda alla guerra in Siria. Dove, d'altra parte, le milizie contrarie al presidente Bashar al-Assad erano viste come «eroi» dal 90 per cento del campione. Nonostante «solo» l'otto per cento dei turco-olandesi considerasse l'istituzione di un Califfato come preferibile a un governo democratico, il ministro degli affari sociali Lodewijk Asscher si era detto «preoccupato» per la radicalizzazione.E il sondaggio olandese non è il solo a far riflettere.
A febbraio 2015, la Bbc chiese a mille musulmani maggiorenni e residenti in Gran Bretagna un giudizio sulla strage a Charlie Hebdo. Più di uno su quattro disse di condividere i motivi che avevano portato i terroristi ad attaccare il periodico satirico, e il 24 per cento concordava pure sull'uso della violenza. Secondo il 45 per cento del campione, infine, gli imam che giustificano la violenza contro l'Occidente non si distaccano dall'opinione prevalente dei musulmani.Sempre nel Regno Unito, dopo l'attacco a Parigi del 13 novembre è stato il Sun a cercare di capire la posizione dei musulmani britannici sulla minaccia terroristica. I numeri della ricerca mostrano come un quinto della comunità islamica in Gran Bretagna sostenga «un po'» o «molto» la partenza dei foreign fighters verso la Siria, e il dato arriva al 25 per cento considerando solo i musulmani britannici tra 18 e 34 anni. A una maggioranza moderata, insomma, fa da contraltare una minoranza che cresce sia numericamente che nella radicalizzazione.Anche negli Usa non c'è troppo da stare allegri.
Da un sondaggio datato 2015 della Polling company emerge che il 33 per cento degli intervistati in caso di conflitto tra Shariah e costituzione americana considera prevalente la prima. E il 19 per cento giustificherebbe anche la violenza per instaurare la legge islamica negli Stati Uniti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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