Ora lo ammette pure Di Battista: "La nostra azienda ha enormi difficoltà"

L'azienda di famiglia di cui il grillino è socio non paga i dipendenti e i debiti. E ora lui ammette: "Il carico fiscale è enorme"

Ora lo ammette pure Di Battista: "La nostra azienda ha enormi difficoltà"

Alla fine anche Alessandro Di Battista è stato costretto ad ammetterlo. I guai dell'azienda, di cui è socio di maggioranza con il padre Vittorio, sono reali. E sono pure pesantissimi. A scoperchiarli è stato Carmelo Caruso che, sul Giornale in edicola, ha messo a nudo la ditta di famiglia Di. Bi. Tec srl che a lavoratori, fornitori, Inps e banche deve ben 400mila euro. "Ebbene sì - ammette ora l'esponente grillino in un post su Facebook - la nostra azienda va avanti, con enormi difficoltà".

"Io sono così calmo e tranquillo ultimamente, ma se provocate mi tocca tornare ad Arcore sotto la villa del vostro padrone". Per replicare all'inchiesta del Giornale sull'azienda della sua famiglia, che deve 53mila euro agli operai, 151mila alle banche, 135mila ai fornitori e 60mila al Fisco, Di Battista affida a Facebook parole di fuoco. "Eccolo qua, puntualissimo, è arrivato l'attacco del Giornale di Sallusti/Berlusconi alla mia famiglia", tuona. Poi rincara la dose: "Pensate di indebolirmi ma ottenete il contrario. Oggi, grazie a voi, ogni piccolo imprenditore italiano sa che un ex-parlamentare, quando era in Parlamento, non si è occupato dell'azienda di famiglia". Tuttavia, dopo un lungo preambolo, a Dibba non resta che ammettere che quanto scritto oggi dal Giornale è assolutamente fondato. D'altra parte è tutto scritto sull'ultimo bilancio presentato che è consultabile attraverso un collegamento al registro delle imprese.

Nel post su Facebook Di Battista alza i toni. Lo fa sempre. Non è certo una novità. "Oggi, udite udite, tramite una visura camerale - una roba pubblica insomma - scopre che la piccola azienda di famiglia (3 dipendenti tra cui mia sorella) ha difficoltà - attacca - chapeau! A questo punto gli consiglio di fare altre decine di migliaia di visure camerali ad altrettante Pmi per scoprire la situazione delle piccole imprese italiane". Quindi non gli resta che ammettere che la azienda, di cui è socio insieme al padre Vittorio, che è presidente del consiglio di amministrazione, "va avanti" ma "con enormi difficoltà". "Mio padre, ad oltre settant'anni, lavora come un matto - si giustifica - il carico fiscale è enorme. L'azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i tre dipendenti (tra cui mia sorella)".

Quindi conclude con la solita stoccata al vetriolo: "Ciononostante l'azienda tira avanti, così come tante altre, sperando che i colpevoli, che oltretutto oggi provano, in modo scomposto, a fare i carnefici, vengano cacciati, una volta per tutte, dalle Istituzioni".

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