Dopo l'affondo di Aosta e l'ultima chiamata a Matteo Salvini, Silvio Berlusconi tace e aspetta che si renda noto il nome del premier e la composizione del governo per esprimere un giudizio definitivo. Il presidente di Forza Italia si muoverà in maniera collegiale, ascolterà gli umori del partito, convocherà martedì l'Ufficio di presidenza e mercoledì i gruppi parlamentari per dettare una linea chiara sul governo «legastellato». L'impressione, comunque, è che l'opposizione «benevola» inizialmente ipotizzata, con il passare delle ore stia cambiando forma, diventando sempre meno morbida.
Chi ha avuto modo di palare con il Cavaliere lo ha trovato carico e determinato ad accendere i riflettori sulle contraddizioni di una alleanza confusa e innaturale. Sotto osservazione ci sono anche le mosse che farà Giorgia Meloni, con cui lo stesso leader del Carroccio dice di aver «parlato tanto» e di «volerci parlare ancora», così da fiaccarne le resistenze ottenendo magari addirittura un voto di fiducia. Ma finora da parte della presidente di Fratelli d'Italia non arrivano segnali. Con Berlusconi invece nessuna telefonata, nessun contatto, conferma lo stesso Salvini.
Di certo il Cavaliere ha letto con attenzione il programma e vi ha riscontrato alcune luci, ma anche parecchie ombre. Antonio Tajani ci va giù pesante: «Quando si usano sistemi di democrazia telematica e non rappresentativa, quando si mettono al pubblico ludibrio gli avversari...queste cose accadevano quando iniziavano le dittature. In Europa c'è grande preoccupazione. Vedremo i contenuti. Certo, se quello che si legge sui giornali fosse vero, c'è da stare preoccupati». E se Mariastella Gelmini promette che i parlamentari di Forza Italia opereranno in Parlamento come «sentinelle attente e intransigenti», Giovanni Toti lancia un appello al leader della Lega chiedendogli di non toccare le Grandi Opere.
«Chiedo all'amico Salvini di difendere quel modello di crescita e di sviluppo che abbiamo immaginato e costruito insieme in molte campagne elettorali, a partire proprio dalla Liguria. Bloccare grandi opere e chiudere Ilva significa condannare l'Italia a un futuro di decrescita (non felice) e marginalità in Europa». Un tema dirimente ripreso anche da Alessandro Cattaneo. «Di fronte a certe proposte assurde, come il no a priori alla TAV, non si può tacere. Il no alla grandi opere e alle infrastrutture strategiche di cui il Paese ha bisogno, contenuto nel contratto di governo, è una follia. Forza Italia, se queste sono le premesse, sarà contro un'impostazione di governo assolutamente improvvisata, superficiale e avventuriera. Si rischiano danni enormi». Duro anche Renato Schifani: «Sul piano delle politiche del lavoro, delle infrastrutture sul rilancio dell'economia del Mezzogiorno l'intesa raggiunta tra grillini e leghisti apre scenari preoccupanti». La risposta leghista è affidata a Lorenzo Fontana, vicepresidente della Camera, che ospite di Maria Latella su Sky Tg24 manda un messaggio a Berlusconi.
«Può fidarsi della Lega e mi auguro possa capire che non dove temere alcunché anzi potrebbe collaborare». Ma sarà la fine del centrodestra? «Dovremo vedere che tipo di opposizione farà Forza Italia, ora vedo commenti forse eccessivi».
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