"Grande dolore", dice Toninelli. "Ci sarà una reazione", assicura Di Maio. "Siamo sgomenti", ripetono i deputati M5S. A leggere le frasi di cordoglio consegnate alle agenzie di stampa (o ai social) dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle non si può che sottoscrivere il tono di sofferenza e i ripetuti ringraziamenti all'Arma dei carabinieri. Nulla da eccepire. Vincenzo Carlo Di Gennaro, il maresciallo di San Severo "barbaramente" ucciso a Cagnano Varano, è davvero morto per servire la Patria cui aveva giurato fedeltà eterna. Ed è giusto che la politica tutta, senza distinzioni, si unisca alle lacrime della famiglia e all'orgoglio dell'Arma che ha perso un "figlio".
C'è un però. E riguarda il passato. Si tratta di un emendamento di appena due anni fa firmato dai grillini e che sta facendo storcere il naso ad alcuni appartenenti alle forze dell'ordine. I più attenti sono andati a ripescare la proposta di modifica dei 5 Stelle al decreto legge di Marco Minniti sulla sicurezza urbana (approvato il 20 gennaio 2017). I deputati pentastellati in Commissione Affari Costituzionali, come rivelò in esclusiva ilGiornale.it, depositarono un testo che - se approvato - avrebbe portato alla "schedatura" dei poliziotti impegnati durante le manifestazioni. Una norma che li avrebbe resi ancor più il bersaglio di chi si ostina a rovesciare bombe carta, sassi e bottiglie di vetro contro gli agenti schierati per "garantire la nostra sicurezza" (cit Angelo Tofalo).
I grillini chiedevano di costringere "il personale delle Forze di polizia a ordinamento civile o militare, comunque impegnato in servizio di ordine pubblico" a "indossare l'uniforme di servizio" con "apposto" un "codice identificativo univoco di squadra, garantendone la visibilità a distanza di almeno 15 metri e anche in condizioni di scarsa luminosità". Certo, i codici sarebbero stati distribuiti garantendo "la casualità e la rotazione" per evitare di marcare a vita l'intera squadra. Ma resta il fatto che - come denunciò il Siap - la norma avrebbero messo "a rischio la sicurezza dei reparti di polizia e l’incolumità degli agenti" perché li avrebbe esposti "ad azioni di ritorsione mirate". Il rischio di un tiro al bersaglio, in Italia, non è certo da escludere.
Le firme in calce all'emendamento riportavano anche nomi importanti. Non solo Andrea Cecconi o Fabiana Dadone. Ma soprattutto Roberta Lombardi e l'attuale ministro Danilo Toninelli. Che oggi esprime "grande dolore e cordoglio" per il maresciallo crivellato di colpi, ma appena due anni fa non si faceva problemi a voler marchiare con un "codice identificativo" le squadre schierate a difesa dell'ordine pubblico.
Di acqua sotto i ponti ne è passata, per carità. Ma stupisce sentire Di Maio promuovere aggravanti per chi attacca i militari quando ieri i suoi colleghi sposavano i cavalli di battaglia dei centri sociali. "Ora basta - si lamenta il vicepremier - non è la prima aggressione che fanno contro un servitore dello Stato". Il grillino avrebbe già parlato col premier Conte: l'idea è quella di rivedere i poteri delle forze dell'ordine nei contesti in cui vengono aggredite. Una sorta di invasione nel campo di Salvini, magari per cercare di strappare un po' di consensi alla Lega sul tema della sicurezza. Le europee si avvicinano, ca va sans dire.
Il leghista è pronto, ovviamente. "Con me sfonda una porta aperta", ribatte Salvini premettendo che "cambiare idea è sintomo di intelligenza". E poi si chiede: "Ma non erano loro che volevano mettere il numeretto sul casco dei poliziotti?". Domanda lecita.
Chissà, magari la vicinanza con la Lega ha "fatto bene" ai grillini. Lo pensa anche Gianni Tonelli, deputato leghista ed ex sindacalista di polizia. Quella del M5S è una capriola non indifferente. Ben venga.
Ma invece di intestarsi battaglie "leghiste", Di Maio potrebbe spingere per "approvare in fretta, come da accordi, la telecamera sulle divise che garantisce trasparenza". Una misura più concreta di mirabolanti annunci sulla "legittima difesa" per le forze dell'ordine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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