La parola disagio stava già stretta prima. Figurarsi oggi dopo la mattanza in una chiesetta della Normandia. Una parte del mondo cattolico fatica a riconoscersi nelle perifrasi delle gerarchie, nel pastoralismo di tante prediche, nel buonismo spalmato sui massacri sempre più frequenti.
Non si tratta di iscriversi al partito degli anti Bergoglio, formuletta frusta e un po' semplicistica, e però diverse voci segnalano un malessere crescente dentro il corpo, vasto e trasversale, della Chiesa italiana che troppo spesso usa un linguaggio politicamente corretto, inadeguato davanti ai drammi della nostra epoca. «La Chiesa - punge Sandro Magister, storico vaticanista dell'Espresso e autore di un blog, Settimo cielo, molto seguito - ha il dovere della verità e invece continua a non chiamare le cose con il loro nome. Nessuno che ai piani alti della Cei metta il terrorismo in relazione con l'Islam. Si utilizzano giri di parole per non dire quel che il fedele vorrebbe sentire. Nessuno che alzi il velo della reticenza: il terrore non è figlio della povertà o della mancata integrazione. In Germania l'integrazione era andata avanti, ma è successo quel che è successo e invece tutti, anche i vescovi, se la cavano parlando di follia, di psichiatria, di emarginazione. La Chiesa - conclude Magister - dovrebbe tornare a Ratzinger e ai suoi ragionamenti sul rapporto fra cristianesimo e illuminismo. Benedetto sosteneva che il cristianesimo ha avuto benefici dall'incontro, pure aspro, con l' illuminismo mentre l'Islam questo confronto non l'ha neanche iniziato. Ma la lezione di Ratzinger è stata oscurata».
La requisitoria di Magister coincide per molti aspetti con quella di Riccardo Cascioli, direttore del foglio on-line La Nuova bussola quotidiana e del mensile Il timone, punti di riferimento per molti laici inquieti e disorientati. «Qui si fanno grandi teorie sull'accoglienza senza distinguere - spiega Cascioli - non si è capito che siamo in guerra, non si è compreso che il Medio Oriente è arrivato qui da noi. Ho appena letto un discorso di monsignor Galantino, voce unica dei vescovi italiani, che dice di non capire chi prega e poi frena sulla politica delle porte aperte a tutti. Ma no, sono io che non capisco lui, come si fa a non misurarsi con quello che sta accadendo?».
Cascioli va all'attacco: «Siamo davanti a una Chiesa ingenua e buonista che ha tradito il realismo cristiano. Ci si balocca con slogan vuoti, si dialoga con l'Islam presunto moderato che pure è una finzione e così si accreditano i fanatici dell'ideologia travestiti da agnelli. E non si distingue fra profugo, rifugiato, immigrato, clandestino perdendo concetti preziosi che sono nel diritto internazionale». Dunque, niente dubbi: «La melassa dei buoni sentimenti non aiuta a capire la complessità delle sfide che dobbiamo fronteggiare e nello stesso tempo annacqua pericolosamente la profondità del messaggio cristiano».
Siamo all'origine, secondo i critici, della malattia. «Guardi - riprende Cascioli - la diagnosi l'aveva già fatta il cardinal Biffi quando diceva che o l'Europa ritrova il suo spirito cristiano, le sue radici, oppure verrà spazzata via dall'Islam. Sarà un'immagine forte ma ora, dopo quello che è successo in Francia, è ancora più vera». E di immagine in immagine, anche il polemista cattolico finisce per recuperare il magistero di Ratzinger e del Benedetto più urticante, quello di Ratisbona: «Il Papa sosteneva che l'Occidente ha come suo
pilastro la ragione ma dimentica la fede, l'Islam al contrario privilegia la fede ma mette in un angolo la ragione. È un discorso scomodissimo ma non per questo meno attuale».
Un tema variegato, con molte suggestioni.
L' ultimo tratto lo accenna Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio internazionale cardinale Van Thuan: «La dottrina sociale della Chiesa ci dice che le nazioni hanno il diritto a non perdere la loro identità. E invece dopo Giovanni Paolo II in questa sottolineatura è andata persa in un universalismo zuccheroso e incolore». E il gregge è sempre più confuso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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