Solidarietà europea sui pochi profughi e tanti clandestini che raggiungono le coste italiane? Tutta da verificare e difficile da attivare di volta in volta. Neppure si capisce come le «quote» dei migranti dell'ultimo caso accettate da Francia, Malta, Spagna, Portogallo e Germania, in tutto 250, dovrebbero arrivare a destinazione. Via nave per i paesi sul mare e con un costoso aereo a Berlino? E rimangono altri 200 fra clandestini e forse qualche raro profugo che fugge veramente dalla guerra, a bordo delle nostre unità navali. Una situazione che diventerà insostenibile nel giro di pochi giorni a causa del caldo, gli spazi angusti, la necessità di rifornimenti per trecento persone in più. Non a caso il ministro dell'Interno sta facendo sbarcare alla spicciolata donne e bambini che non reggono e hanno bisogno di aiuto.
Il premier Conte canta vittoria in nome «della fermezza e del rispetto dei diritti umani». Però assomiglia da vicino ad una vittoria di Pirro, se non si riuscirà a far diventare sistemica la spartizione dei migranti che arrivano fino alle nostre coste fra i vari paesi europei. In pratica sarebbe un superamento dell'accordo di Dublino, che impone al paese di primo arrivo la rogna di gestire il migrante. Per cambiare veramente musica bisognerebbe mettere d'accordo i 28 membri dell'Unione europea sullo smistamento per ogni barcone. Una missione impossibile davanti al muro del gruppo di Visegrad, che non ha alcuna intenzione di prendersi nuovi migranti.
Il problema è che la nuova tattica dei trafficanti di uomini rischia di fare breccia. Adesso fanno salpare i barconi di legno con un numero più elevato di migranti capaci di arrivare fino a Lampedusa rispetto ai gommoni con sole 100 persone, che venivano recuperati dalle navi delle Ong ad un passo dalla Libia. L'estate potrebbe registrare una nuova ondata di immigrazione in gran parte clandestina con i barconi in legno, come nel 2011-2013. In Libia ci sarebbero almeno 400mila migranti pronti a partire per l'Italia.
Un motivo in più per non affidarci alla soluzione barcone per barcone, come sta avvenendo in queste ore. All'inizio dell'ultima crisi con i 450 migranti arrivati fino alle coste italiane palazzo Chigi ed il Viminale avevano ipotizzato anche la possibilità di riportare una parte del carico umano dei trafficanti in Libia. Al momento è impossibile. I respingimenti sono illegali dopo il caso del governo Berlusconi, che poi è stato condannato nel 2012 dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
In realtà la presidenza semestrale austriaca dell'Unione europea sarebbe propensa ad una svolta choc del genere. Ed in questo caso il gruppo di Visegrad voterebbe a favore. Ovviamente bisogna superare i tabù buonisti ed assicurarsi che i migranti rimandati indietro siano accolti nel nuovo centro di Tripoli gestito dall'Onu per capire chi ha diritto a venire in Italia e chi deve essere rimandato a casa. La Spagna aveva già adottato i «respingimenti» con l'avallo di Frontex, l'agenzia europea per le frontiere esterne, quando c'era l'ondata dall'Africa occidentale verso Maiorca.
Non solo: ieri l'Alta rappresentante della politica estera europea, Federica Mogherini, ha riaperto l'ambasciata della Ue a Tripoli. L'Onu riconosce il governo libico del premier Serraj, l'Italia e l'Europa inviano motovedette, finanziano e addestrano la Guardia costiera libica, che ferma i barconi e riporta indietro i migranti.
Non occorre arrivare all'estremo del blocco navale, ma perché non possiamo trovare una strada legale e condivisa dall'Europa per rimandare a Tripoli i migranti, in stragrande maggioranza clandestini, che arrivano fino alle nostre coste? Il business dei trafficanti verrebbe spazzato via.
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