New York Prima minaccia il presidente messicano Enrique Pena Nieto di inviare le truppe americane se il suo governo non fermerà i bad hombres, poi strapazza l'alleato australiano Malcolm Turnbull: telefonate al vetriolo quelle di Donald Trump con alcuni leader stranieri, che hanno scatenato non poche polemiche. Con l'omologo messicano il tycoon doveva ricomporre i disaccordi sul muro anti-clandestini e invece, dalla trascrizione della chiamata di venerdì scorso pubblicata da alcuni media Usa, è emerso tutt'altro. «Avete un sacco di bad hombres (persone cattive), non state facendo abbastanza per fermarli - avrebbe detto il re del mattone - Penso che i vostri soldati abbiano paura. I nostri no, potrei inviarli laggiù per occuparsi della questione». Il ministero degli Esteri messicano ha smentito la frase, ma fonti della Casa Bianca - secondo l'Associated Press - hanno confermato le parole di Trump, precisando però che si trattava di una minaccia «scherzosa», nell'ambito di un discorso sul rafforzamento della cooperazione sul fronte della lotta ai cartelli della droga. Non è andata meglio la chiamata con il premier australiano, uno dei più fedeli alleati degli Usa, accusato di voler esportare terroristi in America, come gli attentatori della maratona di Boston. Una fonte dell'amministrazione Trump ha raccontato al Washington Post che «The Donald» ha reagito quando Turnbull ha chiesto di rispettare l'accordo di accogliere negli Stati Uniti 1.250 rifugiati, al momento nelle carceri australiane. Il Commander in Chief avrebbe definito l'intesa «la peggiore di sempre», troncando bruscamente la chiamata dopo 25 minuti invece dei 60 previsti. «Dobbiamo essere trattati in maniera giusta dai nostri alleati - ha detto Trump durante un incontro alla Casa Bianca - Rispetto l'Australia, ma abbiamo un problema». Mentre poco prima, su Twitter, ha scritto: «Potete crederci? L'amministrazione Obama si è detta d'accordo nel prendere migliaia di immigrati illegali dall'Australia. Perche? Studierò questa stupida intesa». Parlando al National Prayer Breakfast, invece, ha spiegato che "il mondo è in pericolo, e io voglio sistemare le cose. Ha promesso di sviluppare un sistema in grado di garantire che le persone in arrivo nel Paese «abbraccino pienamente i nostri valori e respingano ogni forma di oppressione e discriminazione». «Vogliamo persone che amino noi e i nostri valori, non che li odino - ha aggiunto, ribadendo come - a libertà religiosa è sacra e ogni americano ha il diritto di professare la fede in cui crede». Trump ha spiegato che tutte le nazioni hanno il dovere di fronteggiare la violenza contro i cristiani da parte dell'Isis, quindi ha citato anche i musulmani pacifici brutalizzati dal Califfato.
Intanto, il Dipartimento del Tesoro americano ha aperto alla Russia, consentendo alcune attività con Mosca e riducendo alcune misure introdotte da Obama dopo le interferenze nelle elezioni. Ma «non si tratta di un allentamento» delle sanzioni, ha spiegato Trump, e il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha sottolineato che è «una pratica comune». All'interno dell'amministrazione Usa starebbe anche circolando una bozza di decreto sulla libertà religiosa, che secondo i media prevederebbe un potenziale indebolimento della protezione della comunità Lgbt dalle discriminazioni. Il documento affermerebbe che «gli americani e le organizzazioni religiose non saranno costretti a partecipare ad attività che violano la loro coscienza, e rimarranno liberi di esprimere i propri punti di vista senza trattamenti sfavorevoli da parte il governo federale». Quindi, la misura potrebbe permettere a dipendenti e collaboratori federali di rifiutare diversi servizi in base all'orientamento sessuale. Una portavoce della Casa Bianca, però, ha detto che non c'è in programma di firmare nulla del genere.
Sempre in tema di libertà religiosa, invece, il presidente ha promesso di «distruggere completamente» il Johnson Amendment, che vieta alle chiese di fare attività politica togliendo loro, in tal caso, le esenzioni fiscali.
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