A ncora rimpallo di responsabilità tra il Comune di Livorno e la Regione Toscana dopo gli allagamenti nella città labronica, sabato scorso, che hanno causato sei morti e due dispersi. Da una parte il sindaco pentastellato, Filippo Nogarin, che sui social chiarisce: «Stiamo lavorando senza sosta e non abbiamo tempo, né voglia, di andare avanti con le solite, sterili polemiche», precisando poi che la colpa è di coloro che avrebbero dovuto «pulire fiumi e fossi». Ci sarà il momento della polemica - ha tenuto a dire - e delle indagini in cui tutti cercheranno di scaricare la responsabilità e, naturalmente, arriverà addosso ai sindaci perché la moda, ormai, in Italia, è questa». Dall'altra il governatore Enrico Rossi, che ribadisce che l'allerta arancione è molto simile a quello rossa e che i sindaci sono stati preparati da lungo tempo ad affrontare un evento di questo tipo. Ma ciò che non ha funzionato, è giusto dirlo, in realtà non ha funzionato da entrambe le parti. Perché da una parte ci sono i consorzi di bonifica, che sono di diretta emanazione della Regione e che, nonostante si facciano pagare da tutti i residenti della Toscana, da sempre non puliscono gli argini di fiumi e fossi, fra polemiche che durano da sempre. Dall'altra c'è la responsabilità di governi di centrosinistra, che negli anni se ne sono infischiati del rischio idrologico dell'intera zona, pensando più a interventi tampone che non a soluzioni definitive da mettere in campo. Infine c'è l'attuale amministrazione, che probabilmente doveva avere la coscienza di portare avanti quegli interventi che avrebbero consentito di accelerare opere strutturali che, quasi sicuramente, sono state sottovalutate.
Intanto, da una determinazione del giugno di quest'anno, si apprende come il Comune ha stanziato appena 80mila euro per i lavoro di pulizia di caditoie e collettori. Interventi, evidentemente, mai portati a termine. Nella determina si legge che l'amministrazione comunale, «al fine di stabilire le clausole relative agli appalti, da aggiudicare durante un periodo pluriennale e riguardanti l'esecuzione di lavori di manutenzione ordinaria» intendeva concludere un «accordo quadro con un unico operatore economico, sul quale basare l'aggiudicazione di appalti di durata annuale». I lavori sono stati inseriti nel programma biennale degli acquisti e dei servizi, ma nei mesi successivi, da quanto risulta, l'accordo non ha avuto seguito e i risultati sono quelli che si sono visti: tombini non puliti e che non ricevono, caditoie intasate e altri disagi che hanno procurato un disastro annunciato.
Sulla vicenda è intervenuto anche il vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, che è architetto e che è il progettista della chiesa di Santa Lucia, nel quartiere di Banditella. «La gente è spaventata - ha detto l'alto prelato -, è stato qualcosa di improvviso, drammatico e doloroso. Le persone lamentano di non essere state avvertite abbastanza, c'è molta rabbia. Forse sarebbe stata necessaria un'accortezza maggiore», ha proseguito non senza una vena di polemica. Chiarendo poi: «Può darsi che tutte le procedure d'allerta siano state rispettate, questo lo verificherà la magistratura, ma se così è stato, allora, bisogna sottoporla a revisione. E il problema riguarda, prima di tutto, gli interventi a monte, spesso bloccati dalla burocrazia».
Intanto, la Procura di Livorno ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro colposo.
Nessun nome è, al momento, iscritto nel registro degli indagati, anche se sui social molti cittadini chiedono le dimissioni di Nogarin e il Codacons annuncia la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica in cui si chiede di accertare le responsabilità degli enti locali e delle istituzioni, alla luce delle possibili fattispecie di concorso di omicidio con dolo eventuale e disastro ambientale.
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