«Tutto ciò che dice Oseghale è che Pamela Mastropietro ha avuto una crisi da overdose, lui l'ha vista strabuzzare gli occhi e, allora, spaventato è uscito di casa»: lo dice al Giornale il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, spiegando quelli che sono gli sviluppi dell'inchiesta sulla morte della diciottenne romana. Ma la versione del nigeriano non torna. «C'è un testimone - chiarisce il magistrato - che ci consente di avere un'altra versione dei fatti». Si tratta del tassista camerunense abusivo che accompagnò Innocent Oseghale ad abbandonare i due trolley contenenti il corpo di Pamela. Al momento il gip Giovanni Maria Manzoni ha convalidato il fermo dell'uomo, che resta quindi in carcere, ma solo con l'accusa di occultamento e vilipendio di cadavere. Non ci sarebbero, infatti, elementi sufficienti per chiarire come sia morta Pamela e, quindi, per accusare Innocent di omicidio. È lo stesso procuratore Giorgio a confermarlo: «Non potremo avere risposte finché non avremo i risultati degli esami tossicologici e non sui reperti. Lo stesso gip ci ha obiettato di non essere ancora stati in grado di appurare le cause del decesso della ragazza, ma è da dire che questo sarà possibile solo una volta che saremo in possesso dei risultati. Gli accertamenti - prosegue il procuratore - saranno autorizzati oggi, per cui dovremo avvertire anche i legali delle parti interessate e inizieranno giovedì al Ris di Roma. Dovranno essere accurati perché irripetibili».
Gli ostacoli, però, non sono pochi: «Siamo in possesso - tiene ancora a dire Giorgio - solo di resti parziali del cadavere. Le parti sessuali del corpo non si trovano, per questo abbiamo difficoltà nella ricostruzione dell'accaduto». Possibile violenza sessuale? Il dubbio sorge, vista la mancanza delle parti intime. Un delitto, comunque, efferato, su cui gli inquirenti, i carabinieri del reparto operativo guidato dal tenente colonnello Walter Fava, stanno lavorando senza sosta, anche per dare un volto al responsabile o ai responsabili dell'atroce gesto. Peraltro, un altro nigeriano, L.D., indicato come lo spacciatore che vendette l'eroina a Pamela, risulta indagato. È da capire se anche lui abbia avuto un ruolo nel sezionamento del cadavere e nel suo occultamento. Ciò che si sa per certo è che il taglio delle parti del corpo è avvenuto per mano di qualcuno esperto, che sapeva benissimo come si fa. Qualcuno che poi ha usato candeggina per ripulire i pezzi sanguinanti e, successivamente, la casa di Oseghale. Nell'ordinanza il gip scrive che il cadavere è stato «deturpato completamente, smembrato in grossi pezzi con diversi strumenti da taglio. Mutilato in più punti: testa, torace, mammelle, bacino, monte di venere, mani». Braccia e gambe sono ridotte in due parti. Sono quindi stati lavati «con sostanze a base di cloro». Secondo i primi accertamenti del medico legale, Antonio Tombolini, la morte di Pamela potrebbe essere avvenuta per intossicazione acuta di sostanze per via endovenosa, oppure per ferita da punta «e taglio alla parte bassa della porzione postero laterale destra del torace». Anche se non si può dare assoluta conferma a causa della mancanza di alcune parti che potrebbero far stabilire con sicurezza la cosa. Vista la mancanza di certezza, ecco che il gip non può convalidare il fermo per omicidio. Gli accertamenti del Ris richiederanno alcuni giorni. E solo a risultati ottenuti che si potrà sapere, forse, la verità.
Al vaglio anche i movimenti precedenti alla morte della ragazza. Si sa per certo che un 45enne, F.M., le dette un passaggio da Corridonia a Macerata e si intrattenne con lei la notte prima che fosse uccisa, in cambio di soldi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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