Pamela uccisa dal branco dei profughi spacciatori

Dopo Oseghale altri due fermati: erano sbarcati in Sicilia. La ragazza finita con coltellate all'addome

Pamela uccisa dal branco dei profughi spacciatori

Pamela Mastropietro è stata uccisa dal branco. Ormai non c'è più alcun dubbio sulla fine atroce della 18enne romana il cui corpo è stato rinvenuto vicino a Macerata, sezionato in oltre venti pezzi e rinchiuso in due trolley. Ieri la svolta nelle indagini, con il fermo di altri due indiziati: Lucky Desmond, 22 anni, già indagato con l'accusa di aver venduto eroina alla giovane e Awelima Lucky, 27enne, rispettivamente di Montecassiano e Macerata. Il primo è stato fermato nella città marchigiana, il secondo a Milano, mentre con la moglie, ignara del coinvolgimento del marito nell'omicidio, stava per salire su un treno per Chiasso. Aveva la chiara intenzione di fuggire e far perdere le sue tracce. Per il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, «l'inchiesta è chiusa». A questo punto i presunti assassini sono in mano alla giustizia e, secondo quanto assicurato anche dal ministro dell'Interno Marco Minniti, «per i responsabili ci saranno punizioni severe».

Lucky Desmond, nato il 20 aprile 1995, finora incensurato, regolare e richiedente asilo e Awelima Lucky, nato il 1 gennaio 1991, anche lui regolare e richiedente asilo, erano arrivati in Italia dalla Nigeria a bordo di barconi. Il secondo era stato già deferito per il reato di immigrazione clandestina poiché sbarcato al porto di Augusta il 26 ottobre 2016. Ai due arrestati sono stati contestati i reati di concorso in omicidio volontario anche con Innocent Oseghale, l'altro nigeriano irregolare che già si trova rinchiuso nel carcere di Montacuto a Macerata, vilipendio, distruzione, soppressione e occultamento del cadavere di Pamela Mastropietro, oltre che di spaccio di stupefacenti (eroina e marijuana) commessi a Macerata e Pollenza nella giornata del 31 gennaio.

In poco meno di dieci giorni i militari dell'Arma, guidati dal comandante del reparto operativo dei carabinieri di Macerata, Walter Fava, sono riusciti, quindi, a dare un volto agli assassini della giovane. L'accelerazione dell'attività investigativa ha avuto luogo in quanto sussisteva il pericolo di fuga di Awelima Lucky. Gli inquirenti erano in possesso solo di un soprannome dell'uomo, ma sono riusciti comunque ad avvertire i colleghi milanesi e a rintracciarlo. Il medico legale, nella serata di venerdì, ha infatti fornito agli inquirenti le risposte necessarie a chiarire che Pamela è stata uccisa senza ombra di dubbio.

A spiegarlo anche l'avvocato della famiglia Mastropietro, Marco Valerio Verni, che è anche lo zio di Pamela: «Il medico legale ci ha detto che due coltellate all'addome potrebbero essere la causa di morte di mia nipote. Da quanto ne so il corpo è stato letteralmente maciullato e fatto a pezzettini. Hanno tentato di tagliare la pelle intorno alle ferite, probabilmente per non far capire che era successo. E c'è anche presenza di una botta alla tempia. Mi auguro davvero - prosegue - che gli sviluppi investigativi possano portare a capire come è morta Pamela». E fa un appello alla comunità nigeriana: «Si costituiscano parte civile nel processo. Darebbero un bel segnale» Da quanto si apprende da fonti investigative, peraltro, i numerosi spacciatori nigeriani presenti a Macerata hanno fatto di tutto per coprire i colpevoli. Nella città delle Marche c'è, infatti, un grosso giro di droga. La polizia, in pochi giorni, ha arrestato 5 pusher, ognuno dei quali con una media di 5 chili di eroina, corrispondenti a 145mila dosi. Un dato preoccupante per un piccolo centro abitato e che dà la misura di un fenomeno dilagante.

Tornando al delitto, il lavoro dei carabinieri ha consentito, anche a causa delle versioni contraddittorie fornite

dai due nuovi fermati, di dare alla procura gli elementi necessari agli arresti. A questo punto si attendono i risultati definitivi degli accertamenti medico legali, scientifici e tecnici del Ris e dei consulenti nominati.

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