I presunti silenzi di papa Bergoglio stanno diventando un tormentone che dai settori della galassia cattolica più critica con Francesco si allarga al mondo laico. Dopo i rilievi sui tempi dilatati con i quali il Papa ha reagito al disastro di Notre Dame, ieri sul web è bastato un tweet di Daniele Capezzone, ex portavoce radicale, per appiccare un nuovo incendio. Questa volta il silenzio del pontefice avrebbe riguardato le orribili stragi dello Sri Lanka di matrice islamica che hanno massacrato centinaia di cattolici che partecipavano alla veglia della resurrezione in tre chiese.
Francesco ne ha parlato nel discorso che accompagna la benedizione Urbi et orbi il giorno di Pasqua, poche ore dopo le prime esplosioni. Nel testo già scritto e tradotto in varie lingue è stato inserito il riferimento ai martiri srilankesi. «Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka ha detto Bergoglio - Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento».
Ieri il Papa è tornato a condannare gli attentati nell'Angelus del lunedì di Pasquetta: «Atti terroristici, disumani, mai giustificabili ha scandito - Auspico che tutti condannino questi atti terroristici, disumani, mai giustificabili. Prego per le numerosissime vittime e chiedo di offrire a questa cara nazione tutto l'aiuto necessario», ha aggiunto invitando i fedeli a pregare la Madonna per i morti, i feriti e le loro famiglie. Pochi minuti dopo è arrivato anche un tweet dall'account Pontifex: «Uniamoci anche oggi in preghiera con la comunità cristiana dello Sri Lanka colpita da una violenza cieca nel giorno di Pasqua. Affidiamo al Signore risorto le vittime, i feriti e la sofferenza di tutti».
Anche se il Papa non ha taciuto sul martirio dei cattolici asiatici, la polemica è ugualmente divampata perché Bergoglio non ha puntato il dito contro i responsabili, cioè non ha detto che i terroristi sono islamici. In realtà, i papi non attribuiscono mai colpe prima che vengano dimostrate. Nemmeno Benedetto XVI chiamò in causa l'islam nel telegramma inviato (tramite il segretario di Stato Angelo Sodano) al primate inglese, cardinale Cormac Murphy-O'Connor, dopo la strage jihadista di Londra del luglio 2005: Ratzinger deplorò «gli attacchi terroristici» definiti «atti barbari contro l'umanità».
Ma a Francesco, oltre al silenzio sui boia islamici, si rimprovera anche di avere sminuito la gravità degli attentati avendone parlato a Pasqua in mezzo agli altri temi del giorno, dopo il Medio Oriente, l'Ucraina e il Venezuela, dopo l'appello per «costruire ponti, non muri» e dopo l'invito ad accogliere «bisognosi, poveri, disoccupati, emarginati, chi bussa in cerca di pane, rifugio e riconoscimento della dignità». Sui social molti hanno fatto sapere di non avere voluto ascoltare né l'omelia di Pasqua né le meditazioni della Via Crucis, dedicate alla tratta delle donne invece che al martirio dei cristiani nel mondo.
Così il Papa è stato equiparato ai leader «liberal» americani che hanno twittato solidarietà allo Sri Lanka senza accennare né ai terroristi islamici ma neppure ai cristiani trucidati, derubricati a «Easter worshippers», cioè semplici «adoratori di Pasqua».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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