Il Papa non frena il dialogo con l'islam

Il Papa non frena il dialogo con l'islam

Ricevere una lettera dal papa. È capitato al sottoscritto che è andato in Vaticano per ritirare il messaggio che Francesco ha scritto come prefazione al libro Noi fratelli (Mondadori) completato assieme al collega Stefano Girotti Zirotti e in libreria dai primi di maggio. L'opera cerca di rileggere i tentativi di dialogo tra il mondo cristiano e quello musulmano da Maometto fino ai giorni nostri: tante guerre e tanti fallimenti. Eppure papa Francesco continua a portare avanti la missione che è, forse, diventata il punto centrale del suo pontificato. È sufficiente guardare in retrospettiva cosa è successo in questa settimana pasquale: se Bergoglio ha lanciato un altro ponte verso l'Islam lavando i piedi anche ad alcuni detenuti musulmani durante i riti del Giovedì Santo e facendo portare la croce, nella «Via Crucis» dell'altra sera, a suor Genevieve al-Hadaj, la religiosa irachena scampata all'Isis, l'emergenza-terrorismo di matrice religiosa non si attenua e comincia a prendere di mira anche l'Italia con gli ultimi arresti di estremisti.

Il Santo Padre non si illude e, nella lettera-prefazione, scrive: «Nessuno di noi ha la sfera di cristallo per sapere come andranno le cose. Ma è certo che davanti a noi stanno l'acqua e il fuoco - come direbbe Siracide 15,16 e spetta a noi continuamente scegliere dove tendere la mano». Secondo Francesco, è opportuno porsi la domanda sul futuro dell'Europa guardando le luci e le ombre del passato: in questo senso, il pontefice giudica gli autori del libro «audaci e, al tempo stesso, realisti» anche perché, scrive, il dialogo non deve essere portato avanti solo dalle élites, ma da «ogni persona nel vivere quotidiano». Al di là delle parole, il messaggio del Santo Padre rafforzato da due interviste riportate nel libro al cardinale francese Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e a Mohammad Masjed Jamei, guida spirituale ed ex ambasciatore iraniano presso la Santa Sede - è molto chiaro: stanno venendo al pettine i nodi irrisolti da secoli di contraddizioni e di scontri. A questo punto, dobbiamo, dunque, interrogarci in modo ancor più pressante sui prossimi scenari.

In questi cinque anni appena compiuti di pontificato, abbiamo spesso sentito Francesco parlare di fratellanza tra cristiani e musulmani. Tanti ramoscelli d'ulivo papali che hanno anche provocato molte critiche, a cominciare da quelle di Magdi Cristiano Allam che considera sbagliato l'atteggiamento di apertura perché, a suo parere, finisce per legittimare l'Islam e per denunciare la nostra arrendevolezza nei confronti del terrorismo. Ma oggi, con il messaggio che ha inviato, il papa sembra andare più in là interrogandosi sulla tenuta del vecchio continente e coinvolgendo un po' tutti.

Anche noi, in questi mesi, ci siamo resi conto in modo particolare del momento molto delicato che attraversiamo andando a bussare alla porta di vari leader religiosi musulmani: tranne pochissime eccezioni, il dialogo non sembra ancora facile.

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