Tutti in piedi, lunghi applausi, un'ovazione. Bergoglio è il primo Papa a varcare la soglia del Congresso riunito in seduta plenaria e a tenere un discorso che passerà alla storia.
«Mister Speaker, the Pope of the Holy See », (Signor presidente, il Papa della Santa Sede, ndr ) annuncia a gran voce un cerimoniere. Con passo deciso, il Pontefice attraversa l'emiciclo applaudito da senatori e parlamentari. Le tv di tutto il mondo trasmettono in diretta. Di fronte ai due schieramenti politici, divisi su temi caldi come immigrazione, clima, pena di morte, contraccezione, il Papa prende la parola. Cita una frase dell'Inno americano, e scatta l'applauso caloroso dei rappresentanti di Capitol Hill. «Cari amici, grazie per l'invito a questa sessione riunita del Congresso nella terra dei Liberi e nella Casa dei Coraggiosi». Poi, senza paura, in uno dei luoghi più importanti del potere politico Usa, affronta il tema scottante della pena di morte, chiedendo di «proteggere e difendere la vita umana in ogni fase». «Ogni vita è sacra - chiosa il Pontefice - ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini». Un appoggio diretto ai vescovi statunitensi che chiedono l'abolizione della pena di morte. «Io non solo li appoggio, ma offro anche sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l'obiettivo della riabilitazione».
Il lungo intervento di Bergoglio viene interrotto 36 volte. Chi applaude con maggiore convinzione, chi più timidamente. Perché a un anno di distanza dalle presidenziali, repubblicani e democratici si dividono sui temi caldi e cercano una sponda nel Papa. C'è poi l'invito a fermare il commercio di armi. «Dobbiamo chiederci perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo la risposta è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio - ammonisce Bergoglio - è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi». Il Papa torna ancora sull'immigrazione. «Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Quando lo straniero in mezzo a noi ci interpella, non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato».
C'è spazio, nel discorso del Pontefice durato quasi un'ora, anche per parlare di lotta alla povertà - «in tempi di crisi e di difficoltà economica non si deve perdere lo spirito di solidarietà globale» - e di tutela dell'ambiente - è l'ora di «azioni coraggiose» e gli Stati Uniti possono giocare un ruolo importante per questo. Infine la condanna dei fondamentalismi e degli estremismi religiosi. Tutti siamo «pienamente consapevoli, ed anche profondamente preoccupati, per la inquietante odierna situazione sociale e politica del mondo. Il nostro mondo è sempre più un luogo di violenti conflitti, odi e brutali atrocità, commesse perfino in nome di Dio e della religione. Sappiamo che nessuna religione è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico».
Davanti all'assemblea chiamata a votare la fine dell'embargo a Cuba, Bergoglio evita di citare esplicitamente l'apertura con l'Avana, ma elogia il dialogo, che «richiede coraggio e audacia». E rende omaggio a quattro «grandi americani»: l'ex presidente Abraham Lincoln, definito «guardiano della Libertà», Martin Luther King - «il suo sogno continua a ispirarci tutti» - la giornalista e attivista Dorothy Day, fondatrice del Movimento lavoratori cattolici, e lo scrittore e religioso Thomas Merton.
Al termine dell'intervento,
il Papa si affaccia dalla Loggia di Capitol Hill per salutare un'immensa folla radunata sul Mall di Washington. E poi, boicottando il pranzo con i politici, si reca alla Chiesa di San Patrizio, dove incontra i senzatetto.
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