Parisi prepara la road map e fa asse coi sindaci azzurri

Il manager lavora alla squadra per la sua convention. L'incontro a Fiuggi con gli amministratori locali di Fi

Parisi prepara la road map e fa asse coi sindaci azzurri

Se Silvio Berlusconi continua la convalescenza a Villa Certosa - ne avrà per altre tre settimane - e trascorre la sua vacanza in compagnia della famiglia, Stefano Parisi lavora per la sua Leopolda della destra moderata prevista per metà settembre a Milano. Il taglio sarà tutto economico e progettuale, con poca ideologia e molte idee concrete, in linea con la politica del fare sposata dal manager scelto per rilanciare il partito azzurro. Prima, però, il manager di Chili parteciperà alla convention organizzata da Antonio Tajani a Fiuggi dove si confronterà con amministratori locali e sindaci con i quali intende stringere un rapporto forte, essendo loro la vera cinghia di trasmissione con il territorio.

Parisi ha già creato una sua squadra di riferimento, con l'ex membro del cda Rai, Antonio Pilati, l'ex deputato lombardo Andrea Orsini e la responsabile della comunicazione, Cinzia Messori (già con Letizia Moratti). Negli incontri con i coordinatori regionali ha avuto accanto a sé Sestino Giacomoni e il responsabile organizzativo, Gregorio Fontana. Come rivelato dall' AdnKronos sta però stringendo anche un asse organizzativo con alcuni storici uomini macchina con illustri risultati alle spalle. Si tratta di Gianfranco Miccichè «Mister 61 a 0», soprannome legato al trionfale precedente del 2001 quando da coordinatore in Sicilia fece vincere al suo partito tutti i collegi uninominali e di Claudio Scajola, coordinatore negli anni della traversata del deserto (1996-2001). Con Miccichè ci sono stati diversi incontri, mentre con Scajola potrebbe esserci uno scambio di idee vis-à-vis nelle prossime settimane.

Miccichè ha le idee chiare: «Parisi può sistemare Fi, ma per rimettere in piedi il centrodestra ci vuole Berlusconi. La convention di Milano sarà uno snodo importante ma sono sempre fiducioso nelle persone brave e lui è uno bravo». Coloro che ribadiscono le loro perplessità sono Renato Brunetta e Paolo Romani. Per il primo «il centrodestra non aspetta il Papa straniero. Leadership? Ad oggi esiste solo quella di Berlusconi». Per il secondo «non è più tempo per l'uomo solo al comando».

Se la «due diligence» assegnata da Berlusconi a Parisi agita le acque dentro Fi, il suo incarico fa anche discutere i dirigenti con i centristi attratti dal suo progetto. Se Angelino Alfano indica come strada per la riaggregazione «l'allontanamento degli estremisti», subito arriva la replica di Renato Schifani: «Troppo facile prendere le distanze contro gli eccessi leghisti stando fuori dal proprio perimetro di centrodestra e continuando a occupare comode poltrone con la sinistra».

Maurizio Gasparri, invece, dopo un'apertura di Maurizio Sacconi a Parisi, si chiede se «questa nuova fase si debba basare sull'appartenenza a partiti che appoggiano Renzi e sui numerosi voti espressi in Parlamento a suo sostegno dopo l'estromissione di Berlusconi. Apprezzare Parisi e Renzi, ovvero il Pd, nello stesso tempo non è esattamente la prospettiva del centrodestra, e nemmeno dello stesso Parisi».

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