Finisce la "pacchia" per i dipendenti di Camera e Senato. Con 13 voti a favore, cinque astensioni e due membri non partecipanti al voto, l'Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati ha approvato la riforma del trattamento del personale, che porterà a un taglio degli stipendi.
Il piano prevede l'introduzione di un massimo per le retribuzioni, fissato a 240mila euro, e di altri tetti per tutte le categorie, a partire da gennaio 2015. Un provvedimento che colpirà tutti i lavoratori e non piace alle 21 sigle sindacali che rappresentano circa 800 dipendenti di Palazzo Madama e i circa 1.300 di Montecitorio.
Il tetto massimo per le retribuzioni di chi lavora in Parlamento sarà fissato a 240mila euro al netto delle indennità di funzione (che in questa legislatura sono state ridotte fino al 70%) e degli oneri previdenziali. Alla Camera oggi sforano i tetti circa 80 persone, ma i tagli colpiranno in proporzione tutte le categorie di lavoratori. Se passerà il piano, in quattro anni tutti gli stipendi dovranno scendere per scaglioni annuali fino al tetto determinato per la categoria, mentre chi non ci arriva ancora vedrà il proprio stipendio fermarsi non appena raggiunta la propria soglia di riferimento.
Certo, le cifre restano da capogiro, se si pensa che solo nel 2018 lo stipendio del Segretario generale della Camera passerà dagli attuali 480mila euro lordi ai 360mila euro lordi 538em;">all'anno previsti (120mila in più rispetto al Presidente della Repubblica, come riporta ilMessaggero). E i cosiddetti operatori tecnici (tra cui i barbieri), passerano dai 136mila euro attuali ad "appena" 99mila euro tra quattro anni.
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