Parola di studioso di sinistra: una bufala lo spread di Berlusconi

Ricolfi ha analizzato la caduta del 2011: "Volontà politica di estrometterlo, l'economia andava bene"

Parola di studioso di sinistra: una bufala lo spread di Berlusconi

È stato il «ciclo maniaco depressivo» dei mercati, insieme all'allarmismo delle Agenzie di rating, a dare il colpo di grazia all'Italia nel 2010-2011 e a pesare sulla caduta del governo Berlusconi, per far posto a quello di Monti. Si scatenò il panico, che portò a scommettere contro l'Italia, ma tutto poteva andare diversamente.

Il sociologo Luca Ricolfi spiega, alla convention azzurra di Milano «Idee per l'Italia», che allora nel nostro Paese c'era un miglioramento, dimostrato dall'indice VS (Vulnerabilità Strutturale) elaborato 3 anni fa dalla Fondazione David Hume. Un nuovo strumento per misurare la vulnerabilità dei conti pubblici che, contrariamente agli altri, è «non politico, non arbitrario, non soggettivo», perché ricostruisce tra economia e psicologia, il funzionamento della «mente del mercato».

«Sono di sinistra e non ho alcun interesse a difendere il governo Berlusconi - spiega Ricolfi -, ho solo fatto una ricerca attendibile e i dati che sono venuti fuori dicono questo. Non c'è dubbio che a livello europeo in quegli anni ci sia stata una volontà politica di far fuori il governo di centrodestra e certo hanno contribuito i mercati, simili a pazienti ciclotimici, che dopo un allarme diventano iperagitati e le tre sorelle americane Standard&Poors, Moody's e Fitch, che alzano o abbassano il rating di un Paese in modo arbitrario, senza trasparenza, senza spiegarne con un algoritmo le motivazioni».

A questo punto, la domanda è: aveva forse ragione Berlusconi quando parlava dei ristoranti pieni per frenare l'allarme per la crisi e lo spread? Ricolfi è cauto, torna alla metafora del paziente. «Se viene picchiato- dice-, devo cercare di difenderlo perché poi potrò curarlo meglio. Anche se per alcuni solo quando diventa grave si accorge dei pericoli che corre. E in Europa, forse nel mondo, molti volevano picchiare a dovere l'Italia, perché capisse la lezione e si avviasse alla guarigione».

Un complotto? Che l'intenzione fosse buona o no, che ci fosse quest'intenzione e si trattasse solo di errori di valutazione, è difficile ora stabilire, ma l'esperto è sicuro che se fosse stato utilizzato l'indice Vs (www.fondazionehume.it), l'Italia avrebbe potuto difendersi dagli attacchi stranieri e anche prendere autocoscienza dei suoi problemi, per risolverli.

L'intervento di Ricolfi riscalda la platea della tre giorni organizzata per ascoltare la società civile dalla coordinatrice lombarda di Forza Italia, Mariastella Gelmini, che con il capogruppo del Senato Paolo Romani apre l'incontro, dopo il saluto del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Prima di lasciare la parola agli esperti nelle tavole rotonde su fisco, lavoro, giovani e formazione, professioni, la Gelmini parla di un Paese che ha le risorse per uscire dalla crisi. «Gli italiani - dice - vogliono rimboccarsi le mani, chiedono di essere aiutati a trovare un lavoro, non di farsi mantenere con un reddito di cittadinanza». Lo confermano le analisi di Euromedia Research, presentate da Alessandra Ghisleri. Per il 28% degli intervistati il primo problema è la disoccupazione, ma il 61% vuole più opportunità per i giovani e solo il 28,5%, costituito da disoccupati, chiede il reddito di cittadinanza.

«Ripartiamo da Milano - dice Romani -, locomotiva d'Italia, per sentire la voce del Paese reale, delle

categorie, con una formula nuova. La sconfitta sull'Ema non aiuta, ma dov'era il ministro Alfano quando si decideva? Ha delegato tutto al sottosegretario Gozi, ma questioni così importanti si devono rattare ai massimi livelli».

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