Roma - L'appello di papa Francesco ad accogliere i profughi nelle parrocchie viene definito da alcuni sacerdoti romani un «cambiamento epocale» che implica una rivoluzione di mentalità tra parroci e fedeli. Forse il tempo è ancora poco, forse la Chiesa non è ancora pronta, forse le condizioni economiche e sociali non aiutano. Fatto sta che dopo quasi un mese, l'invito di Bergoglio («Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi») sembra essere caduto nel vuoto.
Almeno per quanto riguarda la diocesi di Roma. Al 21 settembre, infatti, erano appena 34 le parrocchie che avevano dato la loro disponibilità ad ospitare immigrati. Un numero ben al di sotto delle aspettative, visto che le parrocchie della Capitale sono 334 e quindi parere positivo era arrivato da una parrocchia su dieci. A queste si andavano ad aggiungere nove istituti religiosi, tra seminari e conventi. Il pressing della diocesi, nel timore di un flop che a Roma sarebbe fortemente simbolico, ha fatto sì che nel giro di pochi giorni altre parrocchie abbiano dato la loro disponibilità all'accoglienza. Il numero è salito a 70, una parrocchia ogni cinque, sicuramente al di sotto delle aspettative del Papa che ha invitato i sacerdoti a superare le paure e a non restare chiusi.
C'era tempo fino al 30 settembre per comunicare la propria risposta alla Caritas diocesana – l'organismo che gestirà con la prefettura l'accoglienza dei profughi - ma il Vicariato sta ancora ricevendo adesioni. Tuttavia dalla diocesi con sede a piazza San Giovanni non trapelano numeri ufficiali sul «censimento» effettuato a settembre. A quanto apprende il Giornale i numeri sono ancora bassi. Alle 70 parrocchie si aggiungono 11 istituti religiosi. Troppi pochi, considerati i numerosi conventi e seminari – spesso vuoti – presenti nella Capitale.
Anche l'accordo con la Prefettura è in evoluzione. Inizialmente l'intesa prevedeva un piano di accoglienza di 80 migranti. Numero che ora si è alzato con l'aumento delle parrocchie che hanno dato la loro disponibilità. Ma non sono cifre da capogiro come si attendeva il Papa. Ogni parrocchia, infatti, potrà ospitare una-due persone e quindi al momento i profughi che saranno in carico alla diocesi di Roma si attestano tra i 100 e i 150. Anche l'identikit del migrante è ben diverso da quanto richiesto da Bergoglio: non famiglie, ma giovani, in maggioranza eritrei e somali.
Le paure restano forti fra i parroci e i fedeli. La spaccatura è evidente: molti sacerdoti si dicono pronti ad aprire le porte della Chiesa. Altri preti, invece, hanno timore e le difficoltà, prime tra tutte quelle organizzative, non sono poche.
Il centro della Capitale, poi, resta «zona rossa», ovvero un'area dove è difficoltoso accogliere profughi. Mancano gli spazi, è difficile se non impossibile effettuare lavori di ristrutturazione e ampliamenti. E così alcune parrocchie hanno chiesto aiuto economico ai fedeli che potranno sostenere le spese di un affitto per i migranti.
In periferia invece le cose vanno un po' meglio. Alcune parrocchie hanno lo spazio per ospitare in canonica i profughi. Tuttavia le diffidenze tra i parrocchiani restano. «Non ce la facciamo ad arrivare a fine mese, come possiamo aiutare gli altri?», dicono dalla periferia romana. «Ho annunciato alla messa la mia intenzione di accogliere due profughi in canonica. La gente sarà divisa: chi non sarà d'accordo perché teme una “invasione” e chi invece aiuterà», racconta un parroco di Roma Est.
Intanto sono cominciati i sopralluoghi tecnici per verificare gli spazi di accoglienza e i servizi disponibili. La Caritas invierà ai sacerdoti un depliant informativo con le regole guida per l'accoglienza che dovrebbe iniziare questo mese. Ma la Diocesi di Roma spera di incassare ancora qualche disponibilità per stringere con la Prefettura un accordo più ampio.
In Vaticano intanto continua
l'accoglienza a una famiglia di profughi siriani (padre, madre e due figli) ospitati in un appartamento vicino San Pietro, mentre non è stata ancora individuata la seconda famiglia che troverà accoglienza tra i Sacri Palazzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.