La messa è finita, andate in pace. Anzi, ora la messa non ci sarà proprio più. Perché il parroco si è avvalso dell'articolo 40 della costituzione italiana, ha deciso di «incrociare le braccia» e indire uno sciopero. Della messa. Contro i fedeli.
La clamorosa presa di posizione è di don Riccardo Vaninetti, parroco della parrocchia di Sant'Andrea di Civo, alle porte di Sondrio, un paese di un migliaio di anime. Alla vigilia del Natale, il sacerdote ha appeso un cartello sulla bacheca della chiesa: «Si informa la comunità parrocchiale che a decorrere da oggi, sino a nuove disposizioni, sono sospese tutte le funzioni religiose». Il motivo dello sciopero è semplice: pochi fedeli, e spesso distratti, partecipavano alla messa.
Un rapporto spesso difficile, raccontano i fedeli, quello tra il sacerdote e i parrocchiani. Fedeli spesso poco attenti durante la messa, poco partecipativi alle attività parrocchiali. Fino all'ultimo episodio, che ha scatenato la decisione: mentre don Riccardo celebrava messa, molti parrocchiani allestivano l'albero di Natale sul sagrato. Da qui la decisione choc del prete.
Sul fatto è intervenuta immediatamente la diocesi di Como, da cui dipende il paese, assicurando che le celebrazioni durante le festività natalizie si terranno regolarmente. «La comunicazione affissa sul portone è stata rimossa dopo poche ore. La celebrazione delle messe è stata sempre garantita. Le iniziative rivolte ai fedeli, adulti e bambini, in preparazione del Natale, si sono svolte regolarmente con la vicina comunità di Mello. La diocesi si pone in un atteggiamento di ascolto saggio e attento nei confronti del parroco, dei fedeli e della comunità di Civo, in un percorso di dialogo e di rispetto per affrontare insieme fatiche e difficoltà», si legge nella nota diocesana. Ma tant'è. Don Riccardo non si vede da giorni, in netta polemica con i fedeli. E al suo posto, a turno, la diocesi ha inviato un sostituto.
Qualche mese fa, nel veronese (a Salionze e Oliosi), era accaduto il contrario: a scioperare, contro il parroco don Daniele Muraro, erano stati i fedeli, che avevano portato alla rimozione del sacerdote dalla parrocchia. Un carattere molto diverso dal suo predecessore, scelte non sempre appoggiate dalla comunità, fino alla decisione dei fedeli di «boicottare» il prete. Prima le dimissioni di un gruppo di catechiste, poi quelle del consiglio pastorale. Ma soprattutto lo svuotarsi della chiesa durante le messe domenicali, solitamente sempre molto affollate. Don Daniele ha cercato di spiegare le sue ragioni e le sue scelte, cercando un ravvicinamento con la comunità. Ma nulla da fare. La curia veronese ha rimosso il «don».
C'è poi un terzo caso. Quello di don Paolo Farinella, della chiesa di San Torpete a Genova, che ha scelto l'«obiezione di coscienza» contro il dl Salvini. E ha deciso di non celebrare messa il 24 dicembre. Un decreto che il parroco considera «di massima insicurezza e sfregio dei valori e dei sentimenti più profondi della democrazia e del diritto». Non solo. Il decreto sarebbe «incostituzionale» così come il motto «prima gli italiani» sarebbe un «obbrobrio giuridico che fa straccio di secoli di conquiste di civiltà giuridica».
«Con quale diritto si difende il sacerdote - i cristiani possono pretendere di celebrare il Natale di quel Gesù che il loro Paese, senza alcuna loro resistenza o protesta, espelle l'Uomo nel Figlio di Dio?».Insomma, anche la chiesa vive la dura legge economica della domanda e dell'offerta. Con crisi «economiche» e spirituali che portano perfino allo sciopero.
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