La Spagna pur di tenerli alla larga ha sigillato con filo e spinato e barriere di oltre cinque metri le enclavi di Ceuta e Melilla. E chi nonostante tutto passa viene restituito a pedate ai gendarmi marocchini. Ovvero respinto. La Francia pur di fermarli ha alzato le barricate a Ventimiglia e dintorni. La Svizzera ce li restituisce con gli interessi, tentando di consegnarci anche quelli fuggiti ai decreti d'espulsione con cui la Merkel sta cancellando il miraggio dell'accoglienza per tutti. L'Austria ha già minacciato di mandar i blindati al Brennero. E la Slovenia tace solo perché da quelle parti neanche i migranti si divertono tanto. Gli ultimi in Europa a dimostrare un'insana e autodistruttiva passione per i clandestini fuori controllo siamo, insomma, noi italiani.
Fateci caso. Dopo il «no» ai migranti irregolari pronunciato anche da un miliardario liberal come Bill Gates gli ultimi sostenitori della causa migranti - coincidente peraltro con quella di criminali e trafficanti - si nascondono nelle nostre istituzioni, ai vertici della nostra classe politica e in quel mare magnum di umanitarismo e insensato buonismo che riunisce esponenti religiosi, profeti dell'azione umanitaria a sfondo politico e maestri del sinistro pensiero. Insomma sulla causa migranti siamo l'equivalente della Corea del Nord rispetto al comunismo. Un ultimo coriaceo avamposto insensibile alle pressioni del resto del mondo unito. Ma a dispetto di Pyongyang, dove la parola spetta a uno solo, qui il coro è ampio quanto sonoro.
In prima fila c'è sempre la presidente della Camera Laura Boldrini inossidabile nel difendere la trincea dello ius soli disertata da Renzi e Gentiloni. Per lei quel provvedimento «è giusto. È necessario. Rimandarlo sarebbe un torto, e i torti non portano bene». Qualcuno obbietta che in verità ci porterebbe soltanto altre famigliole africane convinte di potere mettere al mondo tanti nuovi italiani, ma lei tira dritto. Come darle torto. Dalla sua ha perfino Tito Boeri un presidente dell'Inps persuaso che il mezzo milione di disgraziati arrivati dal 2014 ad oggi, a cui dispensiamo 35 euro al giorno, abbiano contribuito, non si sa in base a quale calcoli, a depositare 300 milioni di euro nelle casse della previdenza nazionale. Ma il vero quartetto del retro pensiero, ineguagliabile anche a Pyongyang, è quello messo in piedi da Gino Strada, Susanna Camusso, Pier Luigi Bersani e Giuliano Pisapia promotori, degli «Ero straniero Days», giornate dedicate alla raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare con cui regolarizzare qualsiasi rifugiato e concedergli il voto amministrativo. E a far da solista davanti al coro Strada, Camusso, Bersani & Piasapia ci pensa un Gad Lerner convinto che «200mila arrivi all'anno si possono governare». Come? Ma è chiaro andandoli a prendere con un traghetto direttamente sulle coste libiche. Idea magari più conveniente rispetto ai costi delle missioni di salvataggio, ma assolutamente insensata visto che senza i trafficanti e il giro d'affari innescato dal traffico nessun migrante troverebbe spontaneamente la strada per raggiungere il Mediterraneo.
In questa strana elegia dell'immigrazione e - ricordiamolo - dei criminali che s'arricchiscono trasportando non solo migranti ma anche centinaia di schiave ragazzine nigeriane destinate alla prostituzione, fa specie trovare il segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino. Un monsignore che il primo maggio scorso si è prodotto in una difesa a spada tratta delle organizzazioni umanitarie sospettate di collusione con i trafficanti di uomini dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. «Le ong ha detto - salvano vite, non bisogna confondere chi aiuta con chi sfrutta».
Peccato che le strane attività di quelle Ong - notate da Zuccaro grazie ai puntuali riscontri d'intelligence messe insieme dalla missione navale europea Sophia - servano ai trafficanti di uomini per promettere un sicuro arrivo in Italia e giustificare così il costo del loro «biglietto».
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