Il paziente Berlusconi si commuove coi 5 figli. "Il papà ce l'ha fatta"

La giornata zero dopo l'ansia delle scorse ore. Il Cavaliere si stringe ai famigliari: "Grazie"

Il paziente Berlusconi si commuove coi 5 figli. "Il papà ce l'ha fatta"

Ci sono tutti e cinque. Intorno al letto, anche se a debita distanza. C'è Marina, che ha trascorso giornate intere insieme al padre sofferente. C'è Pier Silvio che la sera prima aveva fatto una scappata per controllare che tutto filasse liscio dopo l'intervento. C'è Luigi, il più giovane, bersagliato dai fotografi insieme alla fidanzata alla vigilia dell'operazione. E ci sono pure Barbara ed Eleonora che aspettano un figlio e vivono dunque un' attesa particolare.

Sono le 13.30 e Silvio Berlusconi si commuove. Le divisioni, le differenze e le diffidenze, anche le recriminazioni che ciascun figlio può avere, spariscono in un soffio. E volano via. «Avete visto - dice il Cavaliere che finalmente può parlare - il papà ce l'ha fatta. Grazie». E quel ringraziamento è la parola che coglie un nuovo inizio e un cambio di passo. Qualcosa che già s' era intravisto nei giorni drammatici dopo il ricovero, il 7 giugno. E il doppio malore, nella notte fra il sabato e la domenica elettorale e poi ancora sull'aereo Roma-Milano, che aveva messo in apprensione i ragazzi.

I figli si erano cercati e organizzati, nei limiti del possibile si erano divisi i turni per assicurare la loro vicinanza al genitore. Spalmandola su tutte le ore, nella suite al sesto piano del Diamante. Con vista sulle vicinissime antenne Mediaset di Cologno Monzese. Una presenza discreta ma attenta, persino militare nella gestione del tempo, lontana da eccessi e spettacolarizzazioni ma uno spettacolo come lo sono le cinque dita di una mano che si muovono insieme.

«Grazie», ripete il Cavaliere felice. E si capisce che da quel momento il cerchio magico, almeno quello oggetto di infinite analisi e interpretazioni, è solo una geometria del passato. Una somma di persone che devono lasciare il passo agli affetti profondi che fioriscono di nuovo.

Si, è una giornata storica e non solo perché è andata bene.

La giornata zero del paziente Silvio comincia alle sei quando il Cavaliere apre gli occhi. Zangrillo ansioso pone domande secche: «Le dà fastidio il tubo?». Il cenno negativo col capo è un primo segnale incoraggiante. Il medico insiste: «Ha dolore allo sterno?». Il nuovo no, sempre muovendo la testa, conferma che tutto procede bene.

Anzi, benissimo. Il Cavaliere ha già notato un'infermiera spagnola, Cristina, che lo assiste in quei frangenti particolari, e mostra di apprezzare. Così, con un tocco di galanteria e a conferma che tutti i parametri vitali stanno tornando nella norma, le offre al volo un lavoro a TeleCinco, la tv iberica del Biscione. In alternativa alla terapia intensiva del San Raffaele.

Cristina sorride, il Cavaliere è curioso. Vuole conoscere i diversi passaggi dell'intervento, chiede spiegazioni a Zangrillo che in sala operatoria ha scattato alcune foto. Alla Grey's anatomy. Non siamo a Seattle, siamo alla periferia di Milano nell'ospedale del gruppo San Donato, e però cambia poco.

Il medico mostra le immagini: la valvola nuova, quella vecchia, che aveva mandato in tilt il cuore del leader di Forza Italia, e pure il volto del professor Ottavio Alfieri, riconoscibile sotto la mascherina, con il bisturi fra le mani.

Quesiti. Ringraziamenti. Momenti di riposo. Prima di ricevere i cinque figli che sono la sorpresa di questa storia.

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