Anche la pensione di cittadinanza, al pari del reddito, molto probabilmente si rivelerà un flop. Gli aventi diritto ai 780 euro sarebbero 5 milioni, ovvero un terzo dei pensionati italiani ma, nonostante gli annunci roboanti del ministro Di Maio, in pochi avranno quella cifra.
"Dal primo gennaio 2019 non ci sarà nessun pensionato che avrà meno di 780 euro al mese", aveva dichiarato il ministro del Lavoro a settembre ma, come sappiamo, gennaio è diventato marzo perché far decorrere l'inizio di questo provvedimento dal primo aprile potrebbe risultare un brutto "pesce d'aprile". E probabilmente sarà così ma, per saperne di più, basterà aspettare il varo del decreto legge che regolamento sia il reddito sia la pensione di cittadinanza. Di certo, scrive la Repubblica, c'è che dei 4 milioni di invalidi e anziani con la pensione minima solo 200-250mila, ossia il 4-5% avrà l'aumento promesso. Gli stessi paletti previsti per il reddito di cittadinanza, infatti, saranno applicati anche alle pensioni, riducendo così drasticamente la platea dei beneficiari. L'Isee dovrà essere sotto i 9360 euro e il reddito familiari di 7560 euro (9360 se si è in affitto) e, per evitare i matrimoni di convenienza, entrambi i coniugi dovranno essere over 65enni. Si controlleranno poi i beni posseduti come la prima casa, le auto, le eventuali barche, gli investimenti finanziari e i soldi sul conto. In tal modo i 780 euro diventeranno 630 e gli altri 150 saranno dati solo a chi vive in casa d'affitto, ossia il 5% dei pensionati italiani. Ma non solo.
Gli stanieri che dall'estero si trasferiranno in un paesino del Sud godranno della flat tax al 7% e, pertanto, potranno scordarsi la pensione di cittadinanza. Poi c'è il tema delle pensioni di invalidità che, in 15 anni, sono raddoppiate e la cui spesa è salita fino a 16 miliardi, con un boom che riguarda soprattutto la Calabria.
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