Pensioni, Di Maio dà i numeri E "taglia" quelle da 2.500 euro

Il leader grillino promette risparmi per 12 miliardi Poi corre ai ripari, ma i suoi conti non tornano più

Pensioni, Di Maio dà i numeri E "taglia" quelle da 2.500 euro

Dodici? «Dodici». Sicuro? «Sicuro». Cioè, lei è proprio certo della cifra, sta parlando di dodici miliardi di euro? «Sì, sono dodici miliardi, veda bene», risponde un po’ sprezzante Luigi Di Maio al perplesso giornalista di Radio anch’io, al quale i conti non tornano. E ha ragione, perché in realtà è lui, Giggino, il candidato premier dei Cinque Stelle, a non aver visto bene, a non aver consultato gli appunti, a non sapere nemmeno cosa sta proponendo in diretta radiofonica. Ossia un mirabolante taglio delle pensioni d’oro che, sostiene, «ci costano dodici miliardi l’anno». Peccato che arrivare a quel numero bisognerebbe sforbiciare tutti gli assegni superiori a 2.500 euro. Altro che oro. Così, a occhio, non sembra una mossa vincente, un’idea che porterà molti voti a M5S. Il Movimento, spiega Di Maio, «se andrà al governo punterà a superare gradualmente la legge Fornero partendo dai lavori usuranti, fino ad abolirla totalmente per tornare all’età pensionabile di prima, 65 anni». Un bel proponimento, in teoria molto popolare. Ma come farete a finanziare l’operazione? Semplice, con i soldi dodici miliardi, anche se non bastano: «Attingeremo dai cinquanta miliardi di sprechi del bilancio dello Stato che non certifico io ma il centro studi di Confindustria». Ora, sarà pure vero che Di Maio è giovane e la previdenza per lui è una cosa astratta e lontana, come peraltro è nota la sua tendenza all’iperbole, alla sparata, alla gaffe, alle notizie senza controllo. Dal Pinochet che avrebbe governato in Venezuela alla lobby dei malati di cancro, dal sociologo Gallino ribattezzato psicologo Gallini, fino ai vani e ripetuti tentativi di articolare su Twitter una frase in italiano corretto: «Se c’è il rischio che soggetti spiano massime istituzioni», pardon, «venissero spiate», scusate, «spiassero». Stavolta il caso è più grave, perché l’uomo che vuole andare a Palazzo Chigi non è scivolato solo sulla matematica, ma è entrato con un coltellaccio nella carne vive degli italiani, dimostrando di non sapere nulla di un argomento vitale per molte famiglie. A fargli le pulci ci ha pensato l’Huffington Post, che ha commissionato una verifica, o come è moda dire adesso, un fact-checking delle affermazioni Di Maio al centro studi di Itinerari previdenziali, ente indipendente tra i più accreditati nel settore. E al termine del controllo Giggino aspirante premier non ne esce bene. Infatti, per ottenere il risparmio ipotizzato di dodici miliardi, toccherebbe allargare parecchio la platea intervenendo pure sui vitalizi di 2.500-2.600 euro al mese. Un importo che è parecchio lontano da quelle che comunemente vengono definite pensioni d'oro, cioè assegni dal valore superiore ai tremila euro mensili. Se poi si considera - come poi tiene a precisare Di Maio - che il calcolo prende come riferimento da tagliare le pensioni che hanno un importo superiore ai 5.000 euro netti al mese, i conti davvero non tornano più. «Per gli assegni sopra i cinquemila netti al mese, i beneficiari sono un po' meno di diecimila e il costo è di 1,8 miliardi», spiega Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali. Non si arriva alla quota di 12 miliardi, indicata dal candidato premier grillino, neppure se si abbassa l'asticella. «Per le pensioni sopra i tremila euro netti al mese - spiega ancora Brambilla - il costo è di circa 9,6 miliardi, dato che i beneficiari sono circa 90 mila».

Poi c’è anche un’altra, non secondaria, questione matematico-politica sollevata da Brambilla: «L’onorevole Di Maio dice che vuole abrogare le pensioni d'oro, ma a queste persone che cosa diamo, zero euro? Gli portiamo via tutti i soldi?».

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