Pensioni, tasse, lavoro. Le promesse di Renzi per ritrovare consensi

Il premier a "Porta a Porta" spara parole a raffica: "Ma non parlo più del mio futuro"

Pensioni, tasse, lavoro. Le promesse di Renzi per ritrovare consensi

Una manovra 2017 tutta improntata su bonus e agevolazioni e perfino un'apertura conclamata alla modifica dell'Italicum («Siamo pronti a cambiarlo se ci sono i numeri in Parlamento, sia che la Consulta dica sì sia che dica no, mi va bene anche l'uninominale»). L'annuncio del premier Matteo Renzi ieri a Porta a porta ha un solo scopo: creare le migliori condizioni per vincere il referendum costituzionale che, come ha detto il capo del governo, si terrà «tra il 15 novembre e il 5 dicembre», in concomitanza con l'approvazione della legge di Bilancio. «Entro il 25 settembre fissiamo la data che, a norma di legge, sarà tra i 50 e i 70 giorni successivi», ha aggiunto precisando che «decideremo dopo aver ascoltato tutte le forze politiche».

Insomma, il presidente del Consiglio intende utilizzare tutte le armi a disposizione: dalle elargizioni che dovrebbero aumentare il consenso alla riforma della legge elettorale che parte della minoranza interna Pd ha fissato come precondizione per aderire alla campagna renziana sulla modifica della Costituzione. Anzi, con il suo solito piglio decisionista, ha sentenziato che «ci sono le condizioni perché l'aumento di capitale di Mps (da 5 miliardi) si faccia e si faccia presto». Al di là della solita ingerenza su questioni bancarie, Renzi ha voluto sgomberare il campo da una questione che potrebbe incidere negativamente sul test elettorale in caso di bail in, garantendo che vi sono le condizioni per il successo dell'operazione. Se il responso delle urne fosse negativo, Renzi farà le valigie da Palazzo Chigi. «Non ci ho ripensato, ma siccome in tanti mi hanno detto che non dovevo personalizzare, ho detto solo che non parlo più del mio futuro», ha ribadito anticipando che il suo one man show, la Leopolda, si svolgerà «qualche settimana prima» della consultazione.

Il piatto forte del menu è, tuttavia, la spesa pubblica a forti tinte assistenzialistiche. Sul capitolo pensioni l'idea-guida è dare una mano «a chi ha la pensione minima e trovare il modo di agevolare chi vuole andare in pensione e gli mancano due o tre anni», ha sottolineato specificando che il governo pensa di orientarsi «su una misura come la quattordicesima per le pensioni più basse», mentre per quanto riguarda l'anticipo pensionistico l'esempio è stato quello del pensionato da 1.500 euro al mese che per ritirarsi tre anni prima «rinuncia a una quota di 20-30 euro». L'estensione della quattordicesima ai 13mila euro lordi annua costa circa 600 milioni annui, mentre la copertura dell'Ape per le situazioni più disagiate dovrebbe costare altri 600 milioni massimi. Renzi ha poi promesso di voler «lavorare per sbloccare l'adeguamento salariale e i contratti del pubblico impiego come altra misura di equità». La Stabilità 2016 ha stanziato 300 milioni finora inutilizzati che però sarebbero insufficienti. Inoltre sono stati annunciati benefici quantificabili in mille euro annui per le partite Iva non iscritte a ordini professionali (i cosiddetti freelance) e la conferma del bonus da 500 euro per l'aggiornamento professionale a tutti gli insegnati di ruolo. Le due misure costano 850 milioni circa.

Il deficit/Pil 2016 salirà al 2,3/2,4%

dall'1,8 preventivato, ha chiosato il premier, mentre quello 2017 dipenderà dalla flessibilità concessa dall'Ue. Renzi intende comunque rinunciare a 2,5 miliardi di introiti fiscali eliminando le slot da bar e tabaccherie.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica