Pensioni, tutte le novità Per le lavoratrici sale l'età di vecchiaia

Da domani scade l'agevolazione prevista dal Jobs Act per 80mila assunti nel 2015

Pensioni, tutte le novità Per le lavoratrici sale l'età di vecchiaia

Pensioni più ricche, ma anche un inasprimento dei requisiti per il ritiro delle lavoratrici. Poi, migliaia di lavoratori con contratti attivati grazie alla decontribuzione del governo Renzi a rischio per la fine degli incentivi. Ma anche una nuova edizione della stessa decontribuzione. Anche al netto delle novità introdotte dalla legge di Bilancio, il 2018 porterà novità rilevanti per le pensioni e il lavoro.

Per circa 80mila giovani assunti nel 2015 con un contratto a tempo indeterminato, scadrà l'agevolazione prevista dalla legge varata dal governo Renzi insieme al Jobs Act. Quindi, niente più sgravio contributivo per i datori, che si ritroveranno a pagare fino a 8.060 euro in più all'anno per ogni lavoratore, ha calcolato ieri la Cgia di Mestre.

La manovra approvata da poco prevede una riedizione per il 2018, con lo sgravio del 50 per cento dei pagamenti dovuti all'Inps (il 100 per cento per chi ha svolto in azienda l'alternanza scuola-lavoro) per un importo pari a 3.000 euro all'anno. Riguarda sempre i minori di 35 anni (30 se il contratto successivo al primo gennaio 2019) assunti a tempo indeterminato.

Altre novità minori riguardano i datori di lavoro. Ad esempio la cosiddetta «tassa sui licenziamenti collettivi», che raddoppia e passa da 1.400 euro a 3.000 euro a lavoratore. Sempre il prossimo anno, ma a partire da luglio, i datori dovranno obbligatoriamente pagare con mezzi tracciabili gli stipendi. Unica eccezione, i lavoratori domestici.

Altre novità che scatteranno dal 2018 erano già previste da normative in vigore. I particolare, da gennaio torna la perequazione per le pensioni, cioè il recupero dell'inflazione, fissata per il prossimo anno all'1,1%. Il recupero è totale per le rendite fino a tre volte il minimo, quindi poco più di 1.500 euro lordi, scende al 95% per le pensioni fino a quattro volte il minimo, al 75% per quelle pari a cinque volte il minimo e al 50% e al 45% per quelle rispettivamente fino a sei volte e per quelle superiori.

La novità più rilevante riguarda le lavoratrici del privato ed è l'equiparazione dei requisiti per la pensione a quelli degli uomini. L'età pensionabile sale a 66 anni e 7 mesi dagli attuali 65 anni e 7 mesi, con minimo 20 anni di contributi. Nel 2019 scatterà per tutti l'aumento a 67 anni.

Una misura fortemente punitiva per le donne lavoratrici, che generalmente hanno carriere più discontinue rispetto ai colleghi uomini e quindi meno contributi. Per questo durante l'iter della manovra erano emerse proposte che avrebbero messo al riparo le donne dalla stretta sulle pensioni. Di tutte le buone intenzioni è rimasto un allargamento dell'Ape sociale, cioè l'anticipo della pensione con costi a carico dello Stato, alle lavoratrici madri. Lo sconto è di 12 mesi a figlio per un massimo di due anni.

Dal prossimo

entrerà in vigore l'Ape volontaria, cioè l'aumento fino a tre anni, con il costo anticipato dalle banche e restituito a rate dagli stessi lavoratori. Riguarda i lavoratori che hanno compiuto 63 anni e almeno 20 di contributi.

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