Perché il Papa può fare di più per difendere la nostra civiltà

Quella di Bergoglio è un'enciclica poco liberale

Perché il Papa può fare di più per difendere la nostra civiltà

Ad aumentare la confusione e gli equivoci, già tanto numerosi, della nostra cultura politica, collettivista e dirigista, frutto del ridicolo ed equivoco compromesso costituzionale del '48 che ha cercato di conciliare democrazia liberale, capitalismo e socialismo reale - allora molto di moda -, mancava solo un Papa ecologista e nemico della finanza, che è, poi, il fondamento del capitalismo (risparmi, banche e investimenti). Se questo gesuita - che ci ridurrebbe volentieri alla condizione dei paraguayani cui i gesuiti colonizzatori avevano insegnato a mangiare e ad assolvere altre funzioni all'interno di una organizzazione sociale collettivista e dirigista solo dopo che era suonata la campana manovrata dagli stessi gesuiti - credesse davvero nel messaggio di Cristo e non solo nel potere politico della Chiesa come istituzione, si preoccuperebbe - invece che dei poveri dei quali già si preoccupano (...)

(...) le democrazie liberali e capitaliste con lo Stato sociale - dei cristiani perseguitati e massacrati nei Paesi islamici. Assolverebbe la sua funzione di vicario di Cristo, che è quella di diffondere il messaggio salvifico del Redentore, non di combattere la democrazia, il liberalismo e il capitalismo (del quale campa anche la Chiesa!). Ma, da buon gesuita, lui crede più alla funzione politica della Chiesa come istituzione che al messaggio valoriale di Cristo. Così, all'islam anticristiano e totalitario, che perseguita e massacra i cristiani nei Paesi dove governa, nessuno oppone i valori e i principi della nostra civiltà democratica e liberale, che pure deve molto al cristianesimo.

Non amo questo Papa. Mi piaceva il Papa polacco alla cui predicazione religiosa è dovuto il crollo del socialismo reale. Il comunismo era ateo e totalitario e l'opposizione del Papa era stata un fattore di chiarezza per noi, che viviamo nell'Occidente democratico, e di liberazione per le popolazioni dell'Europa centrale e orientale che vivevano sotto la dominazione sovietica. La polemica pauperista e terzomondista di questo reduce del Terzo Mondo che cosa aggiunge alle nostre libertà e alla liberazione delle popolazioni cristiane che vivono sotto il tallone del totalitarismo islamico? Nulla. Proprio nulla. Se mai, i suoi ambigui silenzi su quegli eccidi propagano cinismo e opportunismo e indeboliscono i principi sui quali è fondata la nostra civilizzazione, che è democratico-liberale perché è anche cristiana.

Personalmente, non sono cattolico e, tanto meno, praticante. Ma se lo fossi, mi infastidirebbero non poco le esternazioni di questo Papa contro i principi che reggono il mio mondo. Conosco cattolici osservanti che non lo amano e a cui non piacciono le sue sparate contro la nostra civilizzazione. Dopo tutto, se siamo liberi lo dobbiamo a quelle correnti di pensiero che si sono sbarazzate di chi, in precedenza, si comportava come questo Papa. Nostradamus ha profetizzato che l'avvento di un «Papa della compagnia (di Gesù)» distruggerà la Chiesa di Cristo. Non credo alla profezia, ma non mi sento di escluderla. La forza politica della Chiesa come istituzione e la sua capacità di cinico adattamento alle circostanze è consistita spesso anche nell'eleggere al Soglio pontificio personaggi che non credevano, e tanto meno si adeguavano, al messaggio di Cristo, ma si preoccupavano solo del proprio potere temporale (politico) e di quello della Chiesa. Il mondo ha vissuto tempi bui, quando la Chiesa condizionava la politica.

Il fatto che il mondo se ne sia liberato è stato un miracolo della Ragione critica da non disperdere. Qualcuno, in Vaticano, dovrebbe spiegarlo al Papa. Ne va anche della libertà religiosa e della Chiesa come istituzione...

piero.ostellino@ilgiornale.it

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