Nel tempo di Internet, dei social, degli Smartphone e delle loro App, è ancora il «vecchio» Fido che, tolta l'agiografica botticella di cognac legata sotto il collo, avanza possente nella tormenta, si lancia senza indugio dalla battigia, si pianta aghi di rovo nei boschi o cammina con delicatezza sulle macerie dei terremoti, annusando l'aria e scomponendola in molecole come nessun apparecchio tecnologico può ancora fare. Li chiamano cani «molecolari», definizione che personalmente non amo, come non piace a Piergiorgio Baldracco che ha ricoperto per 12 anni la carica di presidente del Soccorso Alpino. «Ogni volta che sento parlare di cani molecolari» ha affermato «mi vengono in mente dei quadrupedi costruiti con chip, barrette di tungsteno e vanadio, retine artificiali e timpani lavorati con molecole di elio solidificato».
La realtà è che qualunque cane è in grado di individuare molecole organiche, così come fa l'uomo stesso che riconosce profumi e odori. Esistono però razze di cani che hanno un fiuto particolarmente sviluppato rispetto alle altre e il termine di cane molecolare andrebbe utilizzato per una razza in particolare, il Bloodhound o Cane di S. Uberto, di origine belga e anticamente allevato dai monaci di un convento sulle Ardenne. Il suo fiuto leggendario ne fa il cane molecolare per antonomasia e la sua affidabilità era di tale livello che, in USA, la sua testimonianza era accettata come valida nelle aule di giustizia. Questa razza però non può essere impiegata sulle macerie, perché il suo peso (quasi mezzo quintale) potrebbe fare sprofondare un laterizio pericolante, così come sarebbe troppo ingombrante (e poco rassicurante) negli aeroporti come cane antidroga. Il suo ruolo, come quello di poche altre razze, è la ricerca di persone scomparse anche a distanza di settimane perché questi cani riescono a «stampare» nella loro memoria, molecole di odori annusate molto tempo prima. Sulle macerie dei terremoti, vediamo dunque razze di cani che chiamiamo giornalisticamente (ma non scientificamente) molecolari: sono i Labrador, i Malinois (Pastori Belgi), gli agilissimi, ma un po' troppo esuberanti, Border Collie, quelli dell'agility che hanno soppiantato ormai il caro Rin Tin Tin, troppo selezionato per la bellezza dimenticando che deve avere soprattutto una «testa». Sedici lunghi mesi d'insegnamento e, a due anni, l'esame attitudinale che conferisce al cane, e al suo conduttore, l'operatività sul campo. Deve esserci una perfetta armonia tra i due, altrimenti il «gioco» si rompe. E di gioco si tratta per loro. Il loro impegno è legato a un premio: un pezzetto di cibo, un sonaglietto, una pallina, abbinata a una carezza del conduttore, anche se, a vederli lavorare sulle macerie, sono riflessivi e non scherzano. Infatti il cane più maturo, più esperto prende meno sbandate. Sono femmine sterilizzate perché non è concessa alcuna distrazione dovuta ad altri «odori». Fiutano corpi fino a 5 metri sotto terra e, nei primi 3 giorni, hanno il pieno dominio sulle operazioni. In questo luttuoso evento hanno salvato 60 persone e individuato altri 50 corpi.
E' bello vedere le persone terremotate e quelle comuni fermarsi a stringere la mano del conduttore per poi inginocchiarsi ad accarezzare questi angeli con la coda ed è bello sapere che si godranno la loro vecchiaia con la persona che li ha guidati sulle macerie per anni.
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