Il piano segreto del leader Pd: pescare le Sardine senza Renzi

Zingaretti cerca il patto con la piazza e i 5S di sinistra

Il piano segreto del leader Pd: pescare le Sardine senza Renzi

Sì alle Sardine. No a Matteo Renzi. Al Nazareno si ragiona già sull'alleanza in caso di voto anticipato. L'esperienza giallorossa è al capolinea. Il governo Conte bis rischia di non superare il passaggio politico (e parlamentare) sul Mes, la riforma del fondo salva-Stati. L'asse tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista nel Movimento, sul no al Mes, non si spezza. E avvicina la crisi nell'esecutivo. Dalle parti del Pd, Zingaretti si prepara (e lavora) al piano B: elezioni anticipate. C'è già uno schema di alleanza su cui sia il segretario che Andrea Orlando, vicesegretario dei dem e Goffredo Bettini, leader ombra dei democratici, sembrano d'accordo: mettere fuori dalla coalizione Italia Viva, il partito nato dopo la scissione dal Pd dell'ex presidente del Consiglio Renzi. La formula, già anticipata nella tre giorni di Bologna, è di riportare il baricentro dei dem a sinistra. Costruire una coalizione che punti a tenere dentro il movimento delle Sardine e i Cinque stelle (senza Di Maio). Il quarto pilastro della coalizione sarà la lista dei sindaci: progetto a cui lavora il primo cittadino di Milano Beppe Sala.

Un'alleanza con quattro colonne: Pd, Sardine, M5s e lista dei sindaci. Che le elezioni anticipate siano uno scenario concreto basta rileggere un passaggio dell'intervista (due giorni fa) di Bettini al Corriere della Sera. Il regista dell'alleanza giallorossa traccia un bilancio di fine governo: «Abbiamo evitato la bancarotta dell'Italia, valorizzato una classe politica europeista (Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri) e affermato uno schema bipolare». Ecco il cuore del ragionamento: l'obiettivo del Conte bis si esaurisce nel ritorno al bipolarismo. Scenario nel quale la creatura renziana fatica a imporsi. E questo spiegherebbe anche il nervosismo (non solo per l'inchiesta sui fondi alla fondazione Open) tra i parlamentari di Italia Viva.

L'unica mossa che Renzi proverà a mettere in campo, per neutralizzare il piano di Zingaretti, sarà l'avvio di un dialogo con la Lega per una legge elettorale proporzionale. Trattativa che non decolla: il Carroccio non rinuncia al maggioritario. Con Renzi fuori dalla coalizione, i nodi da sciogliere per Zingaretti sono due: la guida (ancora in mano a Di Maio) del M5s e l'evoluzione delle Sardine da movimento di piazza a partito (o lista). Sul primo punto c'è lo scoglio del ministro degli Esteri: il capo politico dei Cinque stelle boccia un'alleanza organica con il Pd. Posizione condivisa da Di Battista. L'idea (mai nascosta) è di tentare una corsa solitaria. Per tenersi, dopo il voto, mani libere su possibili accordi (anche con la Lega) in Parlamento. Zingaretti e Bettini hanno una promessa di Grillo: trasformare la maggioranza giallorossa in un'alleanza politica. Promessa già non mantenuta in Emilia Romagna e Calabria, regioni al voto il prossimo 26 gennaio. E dove i Cinque stelle, al momento, corrono da soli.

Grillo ha due strade: riprendere in mano il Movimento, imponendo il patto elettorale con i dem, o affidare la guida a un leader (Roberto Fico o Roberta Lombardi) dell'ala di sinistra dei grillini. In discesa è, invece, la trattativa con Mattia Santori, leader delle Sardine: la registrazione del simbolo è il primo passo per la svolta partitica del movimento.

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