Attacchi, punzecchiature, polemiche incrociate. Nel tutti contro tutti che si consuma sul ring dei social, quello che spara di più, e in tutte le direzioni è il candidato premier grillino, Luigi Di Maio. Chi invece twitta, ma si attiene ai temi del programma senza mirare sui rivali, è Silvio Berlusconi. Le rilevazioni del Social monitor di Youtrend sulla campagna elettorale 2.0, evidenziano come quella del leader pentastellato sia la più infuocata. D'altronde la rete è l'habitat del Movimento cinque stelle e nelle ultime due settimane (dal 23 gennaio al 4 febbraio), tra post su Facebook e tweet Di Maio ha raggiunto quota 157, 325 in circa un mese di campagna, davanti a Matteo Salvini. Ma buona parte dell'attività del giovane candidato è dedicata a denigrare gli sfidanti, in coerenza con la «strategia del fango» che ha scatenato pochi giorni fa la bufera in Veneto: il 40% dei suoi tweet cita almeno uno dei rivali, mentre per gli altri leader il dato oscilla fra l'8,5% di Grasso e il 27% di Renzi.
Il presidente di Forza Italia invece segue una strada «opposta - spiega YouTrend - e quasi totalmente incentrata sul programma del centrodestra. Cita solo sette volte il M5s e una volta il Pd per criticare i risultati dell'ultimo governo». Inoltre «lo storytelling berlusconiano è efficace perché chiaro e costruito su contenuti in grado di arrivare all'elettorato». Tanto che il leader azzurro infatti è l'unico a uscire indenne dalla battaglia virtuale: solo una citazione da Renzi, una da Salvini e due da Emma Bonino. Nonostante la frenata del segretario del Pd, fermo a 33 tra tweet e post nelle ultime due settimane rispetto ai 76 delle precedenti, sono i dem i più colpiti: il partito è stato attaccato almeno una volta da tutti i leader rivali, soprattutto da Salvini, Di Maio e Giorgia Meloni, ma anche dal fuoco amico della Bonino. Che comunque si concentra di più su M5S e Lega, criticati per le loro posizioni antieuropeiste. E se Matteo Renzi è nel mirino della quasi totalità dei tweet, Paolo Gentiloni non viene sfiorato dagli strali degli avversari, a testimonianza del gradimento del profilo del premier anche tra le opposizioni. Il Carroccio è invece a sua volta bersaglio preferito di Renzi, che cita quasi esclusivamente Salvini. Pietro Grasso è il meno incline a usare i social per conquistare elettori (48 post in 14 giorni): su Twitter si è scagliato contro gli avversari solo tre volte, una contro il suo ex partito e due contro la Lega.
E se negli ultimi giorni il caso Macerata ha riaperto lo scontro, anche violento nonostante gli appelli ad «abbassare i toni», l'unico a non entrare nell'agone è stato ancora Berlusconi: a parlarne sui social, nel giorno della tragedia sfiorata, sono stati Grasso, Meloni, Salvini, Renzi. Il quale, prima invitava a non strumentalizzare, poi ricordava che Traini è stato candidato con la Lega.
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