È tutto “uno spot”. Soldi annunciati in ritardo, con una copertura non completa. E nessuna accelerata sull’addestramento, che in alcune città è scandalosamente carente. Le forze di polizia hanno deciso di protestare direttamente sotto casa Renzi. Non a palazzo Chigi, ma a Pontassieve. Un gruppo ampi di rappresentanze sindacali si recherà domani verso l’abitazione del presidente del consiglio. Per gridare che il miliardo alla sicurezza e gli 80 euro di bonus sono, almeno per metà, un bluff, a partire dal fatto, per esempio, che nell’annunciato “gettone” da 80 euro potrebbero essere penalizzati i vigili del fuoco, la forza dell’ordine Cenerentola. E infatti ci saranno anche loro, i pompieri con il sindacato Conapo, domani al fianco delle associazioni sindacali Sap, Coisp e Consap (Polizia di Stato), Sappe (Polizia Penitenziaria) e Sapaf (Corpo Forestale).
La manifestazione vuole denunciare “la grave debilitazione dei comparti sicurezza e soccorso pubblico, depauperati da anni di tagli e ridimensionamenti che rendono difficile se non impossibile la sfida al terrorismo, alla criminalità, alle emergenze”. A parte il capitolo economico, i poliziotti soprattutto ci tengono a raccontare i paradossi di un lavoro ad alto rischio per la vita con mezzi e tutele evanescenti. “A Roma – denuncia per esempio il Sap – solo un poliziotto su dieci delle volanti ha fatto il corso per il controllo del territorio”. In una città grande e complessa come Roma, dalle periferie ad alta infiltrazione di criminalità, in bilico per diventare banlieue di disoccupazione ed emarginazione, nove agenti su dieci non hanno un addestramento specifico sui territori.
La manifestazione, inizialmente in programma per la scorsa settimana, era stata congelata per “studiare” i nuovi provvedimenti annunciati dal governo. Ecco cosa avrebbero scoperto i sindacati delle forze di sicurezza: “Innanzitutto, non c’è un miliardo a disposizione della sicurezza, ma 500 milioni. L’altro mezzo miliardo, infatti, è stato postato sulla difesa per finanziare i trattamenti e le spese di missioni internazionali, anche in vista di un nostro possibile ingresso nello scenario di guerra che si paventa contro l’Isis”. Dei 500 milioni, “150 andrebbero alla cosiddetta “cyber security”, la sicurezza delle informazioni in rete da cui dipende ormai tutta la vita della società occidentale e che i terroristi vorrebbero minare”. Una scelta che “poteva rappresentare un ottimo investimento in un contesto di potenziamento dell’apparato della sicurezza verso le nuove frontiere del crimine”. Ma che è in totale contraddizione con “l’intendimento del governo” , ovvero la paventata riduzione contenuta nella Riforma Madia “dei presidi di sicurezza ed in particolare della Polizia postale e delle comunicazioni, che si occupa proprio di cyber crime e di contrasto ai reati informatici. Questi 150 milioni rischiano di essere come tegole nuove che si tenta di mettere su una casa diroccata”.
E le sbandierate risorse in più dell’ultimo anno “sono servite – scrivono i sindacati - per finanziare prima Expo e poi il Giubileo”. Il Governo “e chi lo rappresenta va in televisione a dire che sono arrivati 2.000 giubbotti nuovi. Ma omettono di dire che ne abbiamo dismessi 30.000! E lo stesso vale per le autovetture: se ne arrivano 500 nuove, almeno il triplo di quelle oggi in uso viene dismesso per consunzione. Ci stiamo prendendo in giro? Dunque 200 milioni per l’apparato (150 per la cyber security e 50 per le attrezzature) sono totalmente insufficienti”.
Dopo un’ulteriore analisi si è poi arrivati alla conclusione che “senza ombra di dubbio il bonus da 80 euro mensili a testa è uno spot.
Innanzitutto va chiarito che non sono fondi strutturali, li avremo nel 2016 e poi nel 2017 non ci saranno più”. Non avranno “finalità ai fini pensionistici” , saranno insomma “uno zuccherino per l’anno nuovo”. E i pompieri potrebbero essere, come spesso accade, i più penalizzati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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