"Potevo fare tornare i marò ma il ministro mi ha fermato"

Vinod Sahai rappresenta i 200mila indiani che vivono in Italia: aveva (e ha) ottimi contatti a New Delhi ma, accusa, Di Paola era geloso

Vinod Sahai con i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre
Vinod Sahai con i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Il governo indiano, per gettare acqua sul fuoco, annuncia che sta valutando «con spirito positivo» una proposta dell'Italia di soluzione consensuale del caso marò. Peccato che non sia una novità. La proposta è sul tavolo dell'esecutivo di Delhi fin dallo scorso ottobre e non ha ancora ricevuto risposta.

Il governo italiano, invece, con il ministro della Difesa Giampaolo di Paola prima e l'ex responsabile degli Esteri del premier Renzi, Federica Mogherini, poi, ha gettato alle ortiche una via di uscita extragiudiziale. Il tentativo era stato portato avanti da Vinod Sahai, rappresentante degli oltre 200mila indiani che vivono in Italia e vorrebbero chiudere il prima possibile il caso marò. «Lo spazio c'è ancora - spiega al Giornale - ma vanno lasciati da parte i politici. Ci vorrebbe un incontro fra il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ed il suo omologo indiano, che posso favorire. È meglio che in questa fase si parlino i militari per poi arrivare alla Corte suprema di Delhi».

L'8 maggio, Sahai, conosciuto come l'uomo che in India apre tutte le porte, inviava un messaggio di posta elettronica all'allora ministro Mogherini. «Le scrivo (…) in veste di Presidente dell'Indian Business Forum di Italia, nonchè Presidente fondatore della Indian Association of North Italy» che rappresenta i 200mila indiani nel nostro Paese. Nella mail si racconta come avevano già «dato supporto al governo Monti per liberare i due Marò ed offerto la nostra collaborazione in tal senso. Il Presidente della Provincia di Milano aveva informato di questa mia volontà anche il Presidente Giorgio Napolitano».

In pratica Sahai aveva preparato un'istanza alla Corte suprema indiana per autorizzare una soluzione extragiudiziale che riportasse a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il tutto basato sulla preoccupazione degli indiani di casa nostra per le ripercussioni del caso in Italia. Per tre volte Sahai era andato in India, «sempre in accordo con il ministero della Difesa» italiano a preparare il terreno e aveva pure incontrato i marò. «Purtroppo, all'ultimo momento, sono stato chiamato dal Ministro della Difesa che mi ha pregato di non presentare questa Istanza, senza darmi alcuna motivazione» si legge nella mail.

L'ammiraglio Di Paola e il governo Monti temevano di fare brutta figura se il caso fosse risolto con l'aiuto degli indiani d'Italia. Sahai non si dà per vinto e offre al governo Renzi di mettersi di nuovo in pista: «Credo si possa ancora fare molto per accelerare la liberazione dei Marò e trovare la soluzione migliore per tutti. Sono sempre disponibile a collaborare (…) e, se mi autorizza, potrei andare in India per verificare (…) quale possibilità ci siano per poter liberare i Marò». Dalla Farnesina, il ministro degli Esteri Mogherini, che poi è stata promossa all'Unione Europea, non ha mai risposto.

Ieri il governo indiano ha ammesso, in seguito ad un'interrogazione parlamentare, che esiste una «proposta del governo italiano all'esame» per un soluzione consensuale del caso marò. In passato, l'ex inviato Staffan De Mistura, aveva più volte sondato questo terreno senza fare breccia. Il governo Renzi ad ottobre aveva avanzato una misteriosa proposta di soluzione consensuale. «I due Paesi si parlano per trovare un soluzione», annunciava una fonte italiana all'agenzia Ansa il 14 ottobre. Ieri il ministro degli Esteri, Sushma Swaraj, ha detto che nel valutare la proposta italiana «lo spirito non può essere negativo, ma positivo». Ben poco, dopo quasi tre anni di melina. La proposta italiana potrebbe prevedere di far rientrare i marò in patria in attesa del processo a Delhi. Un giudizio in un Paese terzo oppure il processo immediato con relativa condanna da scontare in patria.

In parte soluzioni già suggerite dall'istanza degli indiani d'Italia, che non è mai stata

presentata per il niet o il disinteresse di Roma. Lunedì, Sahai torna a Delhi per la riunione annuale delle comunità indiane all'estero, che prevede un incontro con il primo ministro Narendra Modi.

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