La predica buonista di Bonino (smentita dalla Marina italiana)

L'ex ministro, Emma Bonino, dai banchi del senato critica la fornitura decisa dal governo di 12 motovedette alla Libia

La predica buonista di Bonino (smentita dalla Marina italiana)

C'è già chi osanna il discorso di Emma Bonino. Il solito buonismo, a dire il vero. Il solito ritornello dei migranti che scappano da miseria e persecuzione (teoria peraltro smentita dai numeri ufficiali sul diritto d'asilo). In questi giorni in Parlamento si sta discutendo la mozione per inviare 12 nuove motovedette alla Marina di Tripoli. Una mossa che dovrebbe permettere alla Libia, come sta già avvenendo, di controllare con ancor miglior efficacia le sue coste. Impedendo che gli immigrati prendano la via del mare e muoiano inghiottiti dalle onde.

La Bonino critica il "senso continuità" che questo regalo alla Guardia costiera libica ha "rispetto a decisioni e politiche precedenti che vengono da lontano, più o meno dal 2008". Secondio l'ex ministro il decreto "va interrotto perché non stiamo collaborando con il Governo al-Sarraj che non controlla praticamente nulla. La Libia è fatta di due stati, tre parlamenti e centinaia di milizie, che sono quelle che di fatto controllano il territorio. Continuità significa rafforzare le milizie, che si spartiranno il controllo delle motovedette, senza che potranno salvare nessuno (non si fa salvataggio in mare con motovedette di 10 metri), così come già si spartiscono tutti gli altri traffici illeciti, dal petrolio alla droga, che pare non interessino a nessuno".

Eppure proprio oggi, al Corriere, la Marina italiana ha confermato che da qualche mese di immigrati sui barconi non ne vedono più. Il motivo? Merito - appunto - di Tripoli. "I libici, anche grazie all’aiuto italiano, hanno motovedette molto più efficienti, i loro sistemi d’intervento sono strutturati, possono mantenere due o tre imbarcazioni sempre pronte in acqua e si dimostrano in grado di bloccare gli scafisti con i migranti prima che escano dalle 12 miglia delle loro acque territoriali", ha spiegato Sebastiano Rossitto, comandante della fregata Virginio Fasan. Le dodici motovedette che il Viminale vuole mandare a Tripoli serviranno a questo.

Ma la Bonino non ne vuol sapere. "Voi pensate davvero di prosciugare l'oceano con un secchio?", si chiede la Bonino. "La lotta ai trafficanti - dice - può avvenire solo con l’apertura di canali legali di ingresso controllati". La Bonino rifiuta il temine buonista e si definisce "legalitaria". Ripete poi come un ritornello che la Libia non è un porto sicuro, dunque gli immigrati non andrebbero riportati lì (come peraltro continua a dire anche la Commissione europea, scatenando le ire di Salvini).

Non è mancato, ovviamente, un riferimento alle Ong e l'appello buonista, tra cui il solito "ne abbiamo bisogno" perché "i sei milioni di immigrati legali producono l'8% dell'Inps e sono contributori netti all'Inps".

"Voi sapete come me che non c’è pacchia che tenga. Voi sapete come me che loro non sono in crociera. Voi sapete come me che non ci sono i taxi del mare. Voi sapete come me che sfuggono dalla miseria e dalla fame, alla ricerca di una possibilità di vita migliore".

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