Debito fuori controllo, aria di patrimoniale

Il buco nei conti dello Stato peggiora ancora: +15,3 miliardi di euro. E il pressing di Bruxelles spinge Renzi verso nuove tasse

Debito fuori controllo, aria di patrimoniale

Roma - Accelerare sulle privatizzazioni. E destinare le «entrate straordinarie» per mettere a posto i conti italiani. Per il momento la questione del debito pubblico è stata accantonata dalla Commissione europea. Visto lo stato della nostra economia, è già tanto se riusciamo a tenere sotto controllo il deficit e a garantire il pareggio di bilancio nel 2018.

È di ieri la notizia che il debito pubblico italiano ha raggiunto un altro record. Secondo Bankitalia è cresciuto di 15,3 miliardi, a 2.184,5 miliardi. Aumento atteso. Anche Bruxelles prevede il picco per quest'anno. Ma poi dovrà necessariamente arrivare una discesa.

Nella lettera con le raccomandazioni di mercoledì, l'esecutivo Ue mette le mani avanti e sembra volersi ritagliare il diritto a chiedere di più se le cose non dovessero andare secondo le previsioni.

Oltre alle misure standard, privatizzazioni per il debito e tagli alla spesa per il deficit, ne potrebbero spuntare altre. Magari mascherate nel rispetto di un classico delle raccomandazioni di Bruxelles, lo spostamento della pressione fiscale dalle attività produttive a quelle improduttive. Quindi patrimoni finanziari e immobili. In altre parole un'altra patrimoniale, dopo quella sugli immobili dei governi Monti e Letta.

Nelle premesse della lettera resa pubblica mercoledì si sottolinea come il governo abbia mancato gli obiettivi prefissati sulle privatizzazioni: «I proventi delle privatizzazioni nel 2014 sono stati pari allo 0,2% del Pil, al di sotto dell'obiettivo dello 0,7% all'anno».

Nelle raccomandazioni vere e proprie si chiede quindi all'Italia di «attuare in modo rapido e accurato il programma di privatizzazioni». Premere sull'acceleratore nella dismissione di asset azionari e nelle dismissioni di immobili pubblici. E poi di «ricorrere alle entrate straordinarie per compiere ulteriori progressi al fine di assicurare un percorso adeguato di riduzione del rapporto debito pubblico/Pil».

Entrate straordinarie, (nella versione in inglese « windfall gains ») sono extra. Un tesoretto, ad esempio. Quindi impossibile utilizzare eventuali entrate inattese o margini di manovra che dovessero spuntare per fare spesa pubblica. Un freno nemmeno tanto implicito allo stile politico del governo Renzi.

Ma la formulazione è abbastanza vaga da permettere all'Ue un cambio di strategia se le cose dovessero andare peggio, ad esempio se la spesa per interessi sul debito dovesse aumentare o se le entrate dovessero crollare a causa della crisi. Allora quelle entrate straordinarie potrebbe diventare altro. Un taglio alla spesa radicale (ma a Bruxelles ci credono poco, visti gli scarsi risultati delle varie spending review negli anni) oppure entrate extra. Alla Commissione europea non interessa il come. Di patrimoniale non parlano, ma interessa che il quanto sia rispettato a ogni costo. Per il momento Bruxelles ci lascia respiro (è un po' la novità della Commissione Juncker). Gli «obiettivi di medio termine», secondo le raccomandazioni, stando a quanto ha dichiarato il governo nel Def, dovrebbero essere raggiunti.

Anzi, nella lettera la Commissione ci dice, in pratica, che possiamo anche raggiungere il pareggio di bilancio strutturale non nel 2017 come Roma continua a dichiarare, ma nel 2018, come suggeriscono i dati sulle finanze pubbliche italiane. Ma se uscirà dai binari, strettissimi, degli obiettivi fissati, la musica è destinata a cambiare.

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