"Bisogna far presto, si deve riunire in tempi rapidissimi un tavolo internazionale su temi economici e politici. I drammi non sono i ribassi della borsa ma l'inquietudine generale di tutto il sistema economico". Romano Prodi lancia l'allarme sull'economia. "Siamo in emergenza: - dice l'ex premier - rallenta la crescita, siamo di fronte alla crisi drammatica di alcuni grandi Paesi e si prospettano svalutazioni competitive. Quando tutto è in subbuglio se non si arriva a una riunione di emergenza i rischi sono altissimi".
E sullo spread che torna a salire dice: "Accanto a questo mi preoccupa la crescita del debito che, dopo il calo dei miei due governi, vedo pericolosamente aumentare" ha spiegato Prodi notando che estende la sua preoccupazione allo scenario internazionale con la crisi in Siria, Libia e Ucraina, il calo del petrolio e l'emergenza migranti. L'ex premier mette in luce anche la fragilità del nuovo esecutivo libico: "Ho fatto già più volte presente le difficoltà enormi che ci sono per questo governo, guidato da Fayez el-Sarraj, proprio perchè la sua autorità sul territorio è molto parziale. Si devono fare i conti con tutta una serie di forze che, se non si siederanno intorno al tavolo, renderanno difficile una soluzione definitiva". E anche gli osservatori internazionali vedono in questo governo soltanto una soluzione temporanea e parziale ma indispensabile per arrivare a una guerra.
Il tutto, però, non può essere sulle spalle dell'Italia che, invece, durante il suo governo gestì la crisi in Libia. "Allora - spiega Prodi - ci fu un accordo internazionale, siamo stati richiesti, siamo stati graditi e siamo stati bravi. Ma soprattutto c'era un vuoto che ci hanno chiesto di riempire.
In Libia c'è troppo pieno: Unifil può essere difficilmente ripetuta. Se ripetessimo quel modello in Libia, si aprirebbe subito un conflitto, verremmo considerati come nemici cronici. Insomma, è un'azione che non è realistica".
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