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La profezie sbagliate di Fitch sulla Brexit? Uno schiaffo a chi dice "col No è apocalisse"

Il flop delle previsioni sull'economia inglese e quelle sul referendum

La profezie sbagliate di Fitch sulla Brexit? Uno schiaffo a chi dice "col No è apocalisse"

Com'era stato per la Brexit, anche per l'esito del referendum italiano molte agenzie di rating e banche d'affari prevedono catastrofi in caso di vittoria del No. Ma se la pietra di paragone è la Gran Bretagna c'è da stare tranquilli. Le visioni apocalittiche sul tracollo dell'economia britannica sono state smentite dalla realtà, la Borsa di Londra registra un +7% dall'inizio dell'anno mentre le piazze europee affondano (Parigi -5,7%, Francoforte -3,1%, Milano addirittura -22,8%), nell'ultimo trimestre il Pil britannico è cresciuto dello 2,2% rispetto all'anno prima, la disoccupazione è ferma al 4,9% (in Italia è più del doppio, 11,4%) con un calo di 39mila disoccupati rispetto a giugno, mese della Brexit, la produzione industriale è cresciuta nuovamente a luglio, i prezzi al consumo salgono mentre l'Europa affoga nella deflazione. Peraltro le cassandre, dalla Brexit all'«Italexit» post-referendum, sono quasi sempre le stesse. L'agenzia di rating Fitch nei giorni prima del referendum britannico era sicura: «Pochi dubbi sul fatto che il referendum sulla Brexit comporterà un costo significativo sull'economia britannica stimato in un punto di Pil» prevedevano gli analisti dell'agenzia di rating Usa. E così l'altro giorno il responsabile rating sovrani di Fitch, Edward Parker, ha ripetuto la profezia negativa riferita all'Italia: «Se ci fosse un voto No, lo vedremmo come uno shock negativo per l'economia e il merito di credito italiano». Pochi dubbi anche qui, malgrado il poco successo nella previsione sul post-Brexit. Ma in ottima compagnia, visto che anche Standard&Poor's vedeva nero per Londra, e parallelamente tifa per il Sì alle riforma costituzionale di Renzi (che potrebbe «significativamente riordinare il processo legislativo e facilitare il ruolo esecutivo del governo» assicura l'agenzia di rating S&P).

Anche gli uffici studi delle grandi banche azzardano previsioni sugli effetti delle scelte politiche nazionali, e non sempre ci azzeccano, anzi. Nonostante gli illustri consulenti prelevati direttamente dai vertici della politica internazionale, come Goldman Sachs che ha avuto tra i suoi collaboratori Draghi, Monti, e dallo scorso luglio il presidente uscente della Commissione Ue, Manuel Barroso. Gli analisti di Goldman Sachs avevano previsto un crollo del 20% della sterlina sull'euro, invece si è verificato un calo molto più contenuto (da 0,76 nel giorno della Brexit agli attuali 0,84 euro/sterlina). Allo stesso modo Goldman Sachs si augura che non vinca il No in Italia, perché «sarebbe una battuta d'arresto per il cammino delle riforme di cui l'Italia ha bisogno per la crescita», in più «diminuirebbero le possibilità di una ricapitalizzazione di mercato delle banche italiane più deboli». Insomma un bel disastro, sempre che l'analisi non si dimostri valida come quelle - gioca nel titolo Italia Oggi - del Mago Otelma. Lo scenario si ripete con analogie su molti fronti.

Anche la Cbi (Confederation of british industry) aveva allarmato l'opinione pubblica inglese paventando un tracollo del 5% del Pil britannico con un aumento della disoccupazione del 2/3%, una mezza catastrofe che però non si è verificata. Così Confindustria in Italia vede la recessione all'orizzonte (Pil giù di 4 punti nel triennio 2017-2019, 600 mila posti di lavoro in meno) se vince il No. Una vera catastrofe. Quasi come la Brexit per gli inglesi.

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