«La lista unica fa perdere voti a tutti, nel centrodestra. Quindi bisogna spingere per il proporzionale alla tedesca, con dei correttivi, un premio alla coalizione e il candidato leader scelto da chi prende più voti». Silvio Berlusconi non ha dubbi, sulla legge elettorale e conta di convincere gli alleati di Lega e Fdi. Ora che i sondaggi calcolano che insieme lo schieramento può ottenere il 35 per cento e davvero vincere su Pd e M5S, non c'è spazio per divisioni con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, cui si affiancherà il nuovo centro cui sta lavorando Niccolò Ghedini, che punta al 3 per cento e oltre. «Certo, sarà il Pd a dare le carte - spiegano nel cerchio ristretto del Cavaliere-, ma Renzi ha detto che senza Berlusconi e Grillo la riforma non si può fare».
Insomma, ora che i dem sembrano voler riaprire il tavolo (il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, però, chiede «lealtà» ai grillini) e che il M5S lancia flebili segnali di disponibilità, Berlusconi fa ogni sforzo per compattare il suo fronte sul programma.
Domani ci sarà un nuovo incontro alla Camera delle diverse componenti del centrodestra per trovare una posizione comune sulla legge elettorale. È il secondo, dopo quello della scorsa settimana che il capogruppo azzurro Renato Brunetta deFinisce «utile e positivo», parlando di un «accordo stipulato con la Lega Nord sul modello tedesco, da allargare alle altre realtà dello schieramento».
Quando a settembre il provvedimento sulle regole del voto tornerà in aula a Montecitorio, dovrà essere pronta una proposta condivisa da Fi-Lega-Fdi. La Meloni, fan del maggioritario, sembra ora interessata alla proposta di Fi: «Le cose stanno un po' cambiando, il tema del premio di governabilità sta più a cuore a tutti». E la leader di Fdi spiega: «Se si va a una coalizione, più anime si rappresentano e meglio è. Accanto a Fi che è il centro liberale, la Lega che porta avanti le istanze del Nord, Fdi che si batte per il patriottismo nazionale, si può aggiungere un centro moderato. Però ho qualche dubbio se l'organizzeranno quelli che hanno governato con Renzi (leggi: l'ex ministro Enrico Costa, ndr). Cosa diversa se lo facessero i vari Parisi o Quagliariello». Francesco Paolo Sisto, capogruppo di Fi in commissioni Affari Costituzionali della Camera, rassicura: «Il centrodestra saprà presentarsi unito all'appuntamento per la ripresa della discussione sulla legge elettorale». E bisognerà ritrovare, con Pd e M5S, il largo consenso di giugno.
Il leader di Fi gioca sempre su più tavoli e intanto ha pianiFicato l'operazione «quote» al partito. «Non possono venirsi a fare in bagno in piscina gratis, pescare voti nel mio serbatoio e neppure pagare le quote. Ora si cambia: o si mettono in regola o non saranno ricandidati», ha fatto sapere. Il tesoriere Alfredo Messina, il superavvocato Niccolò Ghedini, i fedelissimi Gregorio Fontana e Sestino Giacomoni, hanno l'incarico di far arrivare il messaggio forte e chiaro a tutti.
«Deputati e senatori- spiega Giacomoni - al 99 per cento hanno saldato i debiti accumulati. Ma così non è stato tra gli amministratori locali. Abbiamo riunito i coordinatori azzurri del centro Sud a palazzo Grazioli, come la scorsa settimana avevamo fatto con quelli del Nord, su input del presidente, per chiarire che chi non paga le quote sarà fuori. Il finanziamento pubblico dei partiti è finito da un pezzo, Berlusconi non può contribuire oltre i 100 mila euro e ha fatto tutto quel che poteva per ripianare i debiti.
Adesso devono fare la loro parte anche i troppi consiglieri regionali che fingono di non sentire. Abbiamo programmato anche incontri in giro per l'Italia, dalla Lombardia alla Puglia, nei prossimi giorni per parlare con tutti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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