Protestare stanca, Grillo pure Vicina l'eclisse dei Cinque stelle

La Rete non ha prodotto alcuna rivoluzione: i cervelli camminano sulle gambe degli uomini, e se gli uomini sono stupidi il computer non lo sa: registra una situazione, non la complessità della vita, pubblica o privata che sia

Protestare stanca, Grillo pure Vicina l'eclisse dei Cinque stelle

Torniamo alle origini prima di parlare della fine. In principio era il Verbo, e il Verbo era Grillo. Il quale berciava e compiva il miracolo di eccitare le folle, avendo trasferito il cabaret dai teatri e dagli studi televisivi alle piazze. La gente si divertiva un mondo ad assistere, per giunta gratis, alle performance del Grande Comico, talmente geniale da aver applicato con successo alla politica l'arte di saper divertire. Quelli di Beppe non erano infatti comizi bensì spettacoli di satira, zeppi di battute demolitorie di ogni potere consolidato.

Il linguaggio dello stravagante oratore era totalmente di rottura rispetto a quello dei tribuni tradizionali, e seduceva coloro che, stanchi delle litanie della Casta, non vedevano l'ora di essere diversamente rappresentati. Nel giro di pochi anni, il Movimento 5 stelle è diventato il secondo partito italiano. Come mai una simile esplosione? L'elettorato - che ha sempre ragione - aveva trovato il suo vendicatore, capace non solo di polemizzare grossolanamente con chiunque, ma anche di sfottere a sangue i bolsi padroni del vapore. Ascoltare Grillo che sbeffeggiava tutti, dall'ultimo onorevole al capo dello Stato, produceva un effetto catartico su chi non sopportasse i tortuosi discorsi degli addetti ai lavori.

Ogni «vaffa» aveva il suono canzonatorio di un pernacchio rivolto ai potenti, molto più efficace del gesto dell'ombrello. Ecco spiegato il trionfo dei pentastellati, specialmente del loro leader, senza il quale il Movimento non sarebbe mai nato. Nella fase dell'ascesa, tutto faceva brodo e contribuiva ad aumentare la popolarità del gruppo. Impossibile dimenticare il faccia a faccia tra Pierluigi Bersani e la delegazione grillina, ripreso in streaming, in cui il segretario del Pd tentava invano - respinto con perdita - di elemosinare un aiuto per comporre una maggioranza di governo purchessia. È stato il momento più penoso della democrazia italiana, ormai avviata al disfacimento.

Poi nel M5s è accaduto qualcosa, e il giocattolo si è inceppato, un guasto irreparabile. Grillo è andato in scena ancora con lo stesso brio, peccato, però, che le sue concioni fossero repliche delle prime esibizioni politico-cabarettistiche. Interessanti, spiritose. Ma alla fine anche il caviale, se ne mangi troppo, diventa indigesto. Beppe adesso appesantisce lo stomaco. Il sapore del suo caviale è molto simile a quello della solita minestra riscaldata.

I pentastellati, scaduto il loro pastore, hanno cominciato a sbarellare, a dare i numeri, alternando figuracce a manifestazioni di burinaggine acuta e irreversibile. Un gregge, se non ha almeno un buon cane che lo tiene unito, fatalmente si disperde. Alcune pecore sono state espulse dalla diarchia Grillo-Casaleggio, facile a crisi isteriche; altri ovini se ne sono andati motu proprio e altri ancora, desiderando non abbandonare il pascolo, sono pronti a entrare nell'ovile del Pd e addirittura in quello della Lega di Salvini. Brutti segnali. Annunciano che presto sarà aperta la procedura fallimentare, notoriamente lunga e sfiancante.

Il dato che spicca è questo: lo stesso Grillo dà l'impressione di essere disgustato dalla propria creatura. Forse la odia e pensa: io l'ho creata e io la distruggo. Finora non ha ceduto alla tentazione di sfasciare: crepi Sansone con tutti i filistei. Ma lo farà quando si sarà accorto che il suo modello politico, basato sulla Rete, è una frana destinata a precipitare nel vuoto assoluto. Internet va bene per comunicare sogni e velleità (così come i social network, esaltatori di banalità, diffusori di insulti e volgarità) ma è inidoneo quale strumento democratico cui affidarsi per selezionare personale all'altezza di entrare in Parlamento o in un Consiglio comunale.

La Rete non ha prodotto alcuna rivoluzione; i cervelli camminano sulle gambe degli uomini, e se gli uomini sono stupidi il computer non lo sa: registra una situazione, non la complessità della vita, pubblica o privata che sia. Forse Grillo ha anticipato troppo i tempi, ha creduto nella Rete quasi che fosse una religione, una verità. Non è così. Il Movimento del resto è eterogeneo, ciascun componente va dove lo porta l'istinto (di sopravvivenza), non ha un punto di riferimento; e la mancanza di un denominatore comune impedisce compattezza e unità d'intenti.

D'accordo che le ideologie sono morte, ma qualche idea bisogna pur averla per governare.

Protestare è come lavorare: stanca. E ciò che è ripetitivo nausea. Nonostante questo, i sondaggi danno ancora il M5s al 19 per cento. Però attenzione: in politica i crolli sono improvvisi, e arrivano quando meno te li aspetti. Auguri.

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