Putin gela Trump: "Non ci fermiamo". E senza aiuti Usa vede la vittoria

Telefonata di un'ora tra i due leader Lo Zar: non rinunciamo ai nostri obiettivi. Ma a sera il tycoon nega di non voler sostenere Kiev: continueremo a dare armi

Putin gela Trump: "Non ci fermiamo". E senza aiuti Usa vede la vittoria
00:00 00:00

Pochi e, d'ora in poi, anche disarmati. E' la triste prospettiva dei militari ucraini messi alle corde dalla decisione dell'Amministrazione Trump di sospendere le forniture di missili, munizioni e componenti strategici essenziali. Una decisione che inizialmente non sembrava essere rientrata neanche dopo la telefonata di ieri con Vladimir Putin durante la quale il presidente russo ha confermato di voler proseguire la sua offensiva. "In Ucraina non arretriamo sui nostri obiettivi", ha detto il capo del Cremlino pur sottolineando la disponibilità a proseguire i negoziati con Kiev. Ma per Putin il taglio degli aiuti Usa a Kiev rappresenta in verità una sorta d'incoraggiamento a proseguire la guerra. Anche perché Trump non sembra disposto a spendersi in trattative per un immediato cessate il fuoco. Nel corso del colloquio, stando a quanto riferito dal Consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, Trump si è ben guardato dal proporre un vertice negoziale. Per ora, insomma, la Casa Bianca sembra tiepida su questo fronte. Anche se quando in Italia era quasi notte, Trump ha fatto sapere che gli Stati uniti "continueranno a fornire armi all'Ucraina". Con un però. "Dobbiamo essere sicuri di averne abbastanza per noi", ha aggiunto. Il tutto in un momento critico per Kiev costretta a far i conti con la lenta, ma inarrestabile avanzata dell'esercito di Mosca. Un'avanzata garantita dalla superiorità numerica di una Russia in grado di schierare, nonostante le perdite subite in oltre 40 mesi di guerra, oltre 600mila uomini. Una superiorità numerica diventata elemento strategico essenziale su un fronte di oltre mille e 100 chilometri lungo il quale l'esercito ucraino, dissanguato da perdite e diserzioni, stenta a tenere le posizioni. Il tutto mentre Mosca, grazie a salari minimi da duemila euro al mese ha arruolato, dall'inizio dell'anno, 210 mila militari affiancati da 18mila volontari. Forze a cui si aggiungerà un contingente di circa 30mila soldati nord coreani messi a disposizione dal regime di Pyongyang. Ma non è solo questione di uomini. Quest'anno Mosca spenderà in armamenti circa 145 miliardi di dollari pari al 6,3% del Pil. L'Ucraina invece dovrà investire il 26% del proprio bilancio per trovare i 53,7 miliardi necessari alla Difesa. A fronte di queste differenze il ridimensionamento degli aiuti avviato dalla presidenza Trump si fa già sentire. I 379 chilometri quadrati conquistati dai russi ad aprile seguiti dai 507 di maggio e dai 588 di giugno illustrano un'avanzata lenta, ma inesorabile. Al momento la situazione più critica per Kiev è quella di Pokrovsk e Kostiantynivka. I due capisaldi - situati a una settantina di chilometri di distanza sull'asse nord est-nord ovest - sono gli ultimi in grado d'impedire la conquista delle città di Kramatorsk e Sloviansk con cui Mosca si garantirebbe il pieno controllo del Donetsk. I 110mila militari di Mosca dispiegati intorno a Pokrovsk controllano tre lati del centro abitato e nelle ultime settimane hanno strappato agli ucraini una media di 15 chilometri quadrati al giorno. Fin qui le trincee di Kiev, seppur sguarnite, han resistito grazie al munizionamento statunitense e alla possibilità di sfruttare l'intelligence satellitare di Washington per colpire le retrovie russe. Ma la sospensione degli aiuti firmata dal Segretario alla Difesa Peter Hegseth rischia di ribaltare la situazione. Venendo a mancare i missili a lunga gittata Himars e Atacms (gli stessi con cui Kiev ha ucciso ieri il generale Mikhail Gudkov, numero due della Marina di Mosca) i russi saranno liberi di muovere la loro logistica e incrementare la superiorità di fuoco sul fronte di Pokrovsk. E ad amplificare il predominio russo contribuirà la decisione americana di tagliare, non solo i missili terra terra a lunga gittata, ma anche le ogive da 155 millimetri essenziali per l'artiglieria ucraina.

Per non parlare del taglio alle forniture di missili Patriot da cui dipende la difesa aerea delle città ucraine e delle grandi industrie. Un taglio che mette a rischio la stessa sopravvivenza fisica della dirigenza politica di Kiev e minaccia di segnare la fine delle infrastrutture industriali indispensabili per la produzione di armi ed energia.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica